Tutto ebbe inizio con una pallina da biliardo. Correva l’anno 1860, il gioco rappresentava lo svago dei gentiluomini, ma le palline, fatte di preziosissimo avorio, scarseggiavano. Un’azienda di New York offrì allora 10 mila dollari a chi fosse riuscito ad inventare un materiale sostitutivo più economico e sostenibile. Sei anni più tardi, nel 1869, bussò alla porta il tipografo John Hyat con la sua cellulosa: era nata la plastica. O meglio, la prima sostanza plastica artificiale della storia.
Gli anni successivi registrarono un incredibile fermento. Nel 1889 arriva pellicola fotografica della Kodak, nel 1909 la bachelite (la prima plastica termoindurente), negli anni ’30 il plexiglass, il polietilene, il nylon. Gli oggetti di uso quotidiano, dalle “banali” stoviglie alle bacinelle per l’acqua, assumono nuova fisionomia, grazie alle infinite possibilità formali aperte dalla plasticità dei materiali.
Ma bisogna aspettare gli anni ’50 per assistere alla vera e propria nascita della Rivoluzione della Plastica. Il chimico italiano Giulio Natta, nel 1954, scopre il polipropilene, la plastica moderna, economica, versatile, riproducibile in serie. Vincerà il Nobel per questa scoperta, che, si legge nelle motivazioni del Premio, “ha infranto una regola della natura“.
Ci si potrebbe chiedere se sia nato prima l’uovo o la gallina, se sia stata la plastica a rivoluzionare i costumi dell’epoca o se sia stata l’epoca – i mitici anni ’60, i Beatles, Andy Warhol, il ’68, la Pop Art, la sete di libertà ed anticonformismo – a creare il terreno fertile per l’invasione della plastica.
Tant’è che non c’è materia che meglio della plastica sia stata in grado di esprimere i valori di una società in veloce evoluzione. Il basso costo e la serialità produttiva, uniti all’estrema duttilità del materiale, consentono sperimentazioni inedite nelle forme e nei colori, ma soprattutto aprono la pista all’arrivo del design “democratico”. La plastica irrompe nel quotidiano e nell’immaginario di milioni di persone, nelle cucine, nei salotti, permettendo al popolo di accedere a privilegi un tempo riservati a pochi, semplificando la vita e i gesti quotidiani, colorando le case, rivoluzionando abitudini e contribuendo a creare lo stile di vita moderno. È il mito del made in Italy.
Non solo perché la plastica è nata in Italia, ma perché è in Italia che industria e arte si fondono per creare icone di stile ancora oggi agognate, da Kartell a Danese, da Artemide a Zanotta. Oggetti e complementi d’arredo senza tempo, capaci di raccontare un’era e una rivoluzione. Ma anche di stupire e divertire ogni giorno con il loro perfetto fondersi di funzionalità e qualità estetica.
Come la mitica Plastic Chair VITRA, ideata dai coniugi Charles e Ray Eames, i genitori del design organico. Il loro motto? “Offri il massimo, con il minimo prezzo, al maggior numero di persone possibile“. La coppia per anni ha sperimentato l’uso di diversi materiali capaci di adattarsi al corpo umano, prima di approdare alla plastica: modellabile, rigida, piacevole al tatto, idonea alla produzione industriale. È grazie a lei che i due coniugi fanno la storia: nel 1948, ottengono il primo importante riconoscimento al Museum of Modern Art di New York e nel 1950, dopo lo sposalizio con l’azienda VITRA, lanciano sul mercato la prima sedia plastica prodotta in serie. Ancora oggi la Vitra è un’icona di stile, multifunzionalità, modernità, colore ed eleganza.
Parlando di plastica e di design non si può non menzionare Kartell, storico marchio italiano fondato dall’ingegnere chimico Giulio Castelli nel 1949. Il suo intento era quello di produrre oggetti che avessero caratteristiche innovative, basati su una continua ricerca tecnologica.
All’inizio l’azienda si occupava di creare accessori in plastica destinati alle automobili e al reparto casalinghi, ma ben presto capì quanto la produzione in serie di materie plastiche potesse unirsi alla bellezza e alla creatività del made in Italy. Nascono così collaborazioni con alcuni dei più importanti designer della storia – Gae Aulenti, Ettore Sottsass, Marco Zanuso, Achille e Piergiacomo Castiglioni, Antonio Citterio, Ron Arad, Vico Magistretti, Philippe Starck, Piero Lissoni – con i quali firma progetti indimenticabili che hanno lasciato il segno nelle case di tutto il mondo.
Due “mostri sacri” della storia del design che puoi trovare sullo shop di Deesup insieme a tanti altri brand selezionati.
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