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Un vulcano di forme e colori: il mondo visionario di Sottsass

Posted on 8 Agosto 20258 Agosto 2025

Quando nel 1981 un gruppo di giovani creativi si riunì nel salotto milanese di Via San Gabriele, la musica di “Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again” riempiva l’aria e la storia del design stava per cambiare direzione. Al centro di quella rivoluzione c’era Ettore Sottsass, progettista capace di passare dal tecnigrafo di Olivetti alle ceramiche totemiche, dalla grafica all’architettura, sempre guidato dall’idea che gli oggetti dovessero emozionare prima ancora di funzionare. Ripercorrere la sua lunga carriera significa raccontare una sequenza di scosse che hanno liberato l’arredo dal grigio funzionalismo, aprendo la strada a un linguaggio fatto di colori saturi, ironia e libertà espressiva.

INDICE

  1. Le origini e la formazione tra Trento e Torino
  2. Gli anni americani e l’incontro con l’elettronica
  3. La stagione Olivetti: Synthesis, Valentine e la dignità del lavoro d’ufficio
  4. Radical design: la rivolta estetica degli anni Sessanta
  5. Una notte a Milano: la nascita di Memphis e il trionfo del postmodernismo
  6. Lampade, totem e ceramiche: il vocabolario degli oggetti emozionali
  7. Sottsass Associati: dal corporate al progetto urbano
  8. Collaborazioni e relazioni creative
  9. Oltre Memphis: Alessi, Poltronova e le sperimentazioni materiche degli anni Novanta
  10. Collezionismo contemporaneo
  11. Filosofia di progetto: tra spiritualità, piacere e responsabilità
  12. Conclusioni – L’eredità inquieta di un maestro sempre attuale

1. Le origini e la formazione tra Trento e Torino

Figlio di un ingegnere austriaco che progettava rifugi alpini, Ettore Sottsass nasce a Innsbruck nel 1917 ma cresce tra il paesaggio severo del Trentino e la Torino razionalista in cui frequenta il Politecnico. Qui assorbe l’idea, allora pionieristica, che la modernità debba dialogare con la tradizione artigianale più che spazzarla via. È un imprinting che riemergerà di continuo: dietro ogni suo oggetto – anche il più iconoclasta – si nasconde una riflessione sulla memoria del fare, dal tornio ceramico alle vernici dei maestri ferrai.

2. Gli anni americani e l’incontro con l’elettronica

Nel 1956, grazie a una borsa Fulbright, Sottsass sbarca a New York e rimane folgorato dai computer IBM, dalle luci di Times Square e dalle tavolozze pop di Jackson Pollock. È qui che matura la convinzione che la tecnologia sia prima di tutto un fenomeno culturale: non basta disegnare involucri eleganti, bisogna capire come quelle scatole di transistor cambieranno la vita delle persone. Questa visione ibrida – parte sociologia, parte poesia – diventa il filo rosso del suo percorso.

3. La stagione Olivetti: Synthesis, Valentine e la dignità del lavoro d’ufficio

Tornato in Italia, Ettore entra nello staff di Olivetti S.p.A., dove progetta interi sistemi di arredo per la divisione Synthesis: scrivanie modulabili, appendiabiti telescopici, perfino posacenere girevoli destinati a rendere più “umano” l’open space dell’era analogica. Ma il suo colpo di genio arriva nel 1969, quando insieme a Perry King firma la macchina da scrivere portatile Valentine: un guscio rosso in ABS con coperchio a incastro che trasforma lo strumento da ufficio in accessorio personale. Non a caso il MoMA la inserirà presto nella collezione permanente: è la prova che il design italiano può parlare di emozioni anche attraverso la tecnologia.

4. Radical design: la rivolta estetica degli anni Sessanta

Mentre nei corridoi di Ivrea si studia la produttività, nel sottobosco culturale fiorentino e romano fermenta la voglia di sovvertire le regole. Gruppi come Archizoom e Superstudio contestano l’omologazione borghese dell’arredo, e Sottsass diventa per loro un mentore, pronto a dimostrare che la funzione non basta se non accende la fantasia. Nascono i suoi primi “totem” – colonne ceramiche policrome ispirate all’arte primitiva – e le celebri Superboxes: armadi-scultura che invadono la stanza con i pattern optical delle plastic laminates americane. È l’alba di un postmodernismo ancora senza etichetta, che rifiuta la neutralità minimalista per inseguire la meraviglia.

5. Una notte a Milano: la nascita di Memphis e il trionfo del postmodernismo

Il 18 dicembre 1980, nel salotto di Sottsass, si radunano Michele De Lucchi, Nathalie Du Pasquier, Martine Bedin e altri giovani tanto insofferenti quanto talentuosi: dalle loro chiacchiere scaturisce Memphis Milano, collettivo destinato a scuotere il Salone del Mobile dell’81 con mobili che sembrano usciti da un film di animazione. Qui il colore è linguaggio, le geometrie citano l’Art Déco e i fumetti, i materiali accostano marmo pregiato a laminati plastici volutamente “poveri”. Il pubblico si divide fra entusiasmo e scandalo, ma la stampa internazionale, da Domus a The New York Times, riconosce l’evento come spartiacque: dopo Memphis, nessuno potrà più ignorare il potere narrativo dell’arredo.

6. Lampade, totem e ceramiche: il vocabolario degli oggetti emozionali

Gli oggetti firmati Sottsass non si limitano a rispondere a un bisogno: invitano alla contemplazione. La lampada Tahiti del 1981 ha la sagoma stilizzata di un pappagallo; la Carlton, libreria-totem a X multicolore, funziona come divisorio scultoreo più che come semplice scaffale; i vasi Shiva – omaggio erotico alla compagna-poetessa Fernanda Pivano – esibiscono forme falliche in ceramica rosa che sfidano il pudore domestico. Ogni pezzo è una dichiarazione di libertà, un monito contro la standardizzazione che, paradossalmente, trova posto oggi nelle aste di design come icona di autenticità.

7. Sottsass Associati: dal corporate al progetto urbano

Nel 1980 nasce anche lo studio Sottsass Associati, che amplia il raggio d’azione verso architettura e corporate identity. Tra i progetti più noti spiccano gli showroom Poltronova, gli uffici Apple a Cupertino (tra i primi esempi di workspace “abitabile”, con aree lounge color pastello) e la sede della televisione ORF a Vienna, dove pareti mobili e cromie inusuali trasformano la rigida tipologia d’ufficio in un paesaggio di interni vibrante. Il filo conduttore resta l’empatia: spazi che accolgono, sorprendono, stimolano relazioni.

8. Collaborazioni e relazioni creative

La vita di Sottsass è costellata di incontri che diventano carburante intellettuale. Con Fernanda Pivano – scrittrice e traduttrice dei beat – condivide viaggi spirituali in India, da cui scaturiscono cromie e rituali poi tradotti in arredi. Con De Lucchi e Gaetano Pesce discute di polimeri espansi e utopie architettoniche; con Du Pasquier e Bedin esplora pattern grafici che migrano dall’abito alla lampada. Questa coralità sfida il mito del designer solitario e dimostra come le idee migliori nascano da conversazioni appassionate.

9. Oltre Memphis: Alessi, Poltronova e le sperimentazioni materiche degli anni Novanta

Quando il clamore di Memphis si affievolisce, Sottsass non si concede alla replica di sé: per Alessi disegna piccoli altari domestici come il centro tavola Twergi, dove legni torniti mixano rosso pompeiano e verde bottiglia; con Poltronova riedita la sedia Mandarin, un trono minimale in tubolare metallico verniciato; sperimenta vetro soffiato a Murano, pietra lavica smaltata sull’Etna, micro-mosaici in resina. Ogni nuova materia è un pretesto per scoprire un atto simbolico: il designer come sciamano che trasforma la sostanza in racconto condiviso.

10. Collezionismo contemporaneo

Oggi le sue ceramiche per Bitossi animano le vetrine del Design Museum di Londra; la valentine rossa spunta nelle serie TV come scorci vintage; un totem superbox ha raggiunto cifre a sei zeri in un’asta Phillips. Ma non serve un portafoglio da gallerista per avvicinarsi al mondo Sottsass: su Deesup si trovano lampade Tahiti o mobili Synthesis autentici, verificati e fotografati in ogni dettaglio, pronti a portare una scintilla di radical design in salotti e studi professionali. Un modo concreto per vivere il patrimonio del maestro invece di relegarlo sulla carta patinata.

11. Filosofia di progetto: tra spiritualità, piacere e responsabilità

Dietro i colori fluo e l’apparente frivolezza, Sottsass coltiva una visione profonda: l’oggetto deve rispettare la natura, celebrare il corpo e nutrire lo spirito. Nei suoi diari ricorre l’idea che la casa sia “una piccola città” in cui ogni elemento dialoga con l’altro; per questo rifiuta l’ossessione per il coordinato e invita a mescolare epoche, culture, materiali. Una lezione preziosa per chi oggi cerca sostenibilità senza rinunciare alla gioia estetica: il vero lusso è possedere meno, ma scegliere meglio – magari recuperando un pezzo vintage che continua a dare senso al quotidiano.

12. Conclusioni – L’eredità inquieta di un maestro sempre attuale

A sedici anni dalla sua scomparsa, Ettore Sottsass resta un faro per chi crede che il design sia prima di tutto un linguaggio dell’anima. Le sue opere ci ricordano che un posacenere può modificare il ritmo di una pausa, una libreria può raccontare una storia d’amore, una scrivania può farci sentire meno ingranaggi e più esseri umani. In un mercato che alterna nostalgia e algoritmi, il modo migliore per onorarne la lezione è continuare a scegliere oggetti che parlano di noi: pezzi originali, certificati, magari scovati su Deesup, capaci di portarci ogni giorno un frammento di quella ribellione gentile che ha colorato il mondo di forme impreviste. Perché, come ripeteva Sottsass con disarmante semplicità, “la vita è troppo breve per non essere felici quando accendiamo una lampada”.

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