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Tra maestri e modernità: come Cassina ha plasmato il nostro modo di abitare

Posted on 23 Settembre 202526 Settembre 2025

Ci sono aziende che hanno dato forma al modo in cui abitiamo. Cassina è tra queste: una storia radicata nella Brianza, una cultura tecnica rigorosa, un rapporto esemplare con i grandi progettisti del Novecento e con la scena contemporanea. Conoscere come lavora il marchio aiuta a leggere meglio un divano, una poltrona o una sedia, a valutarne l’uso quotidiano e a far durare la qualità negli anni.

INDICE

  1. Dalla Brianza al mondo – come nasce un’idea industriale italiana
  2. Il metodo Cassina – materiali, controllo e cultura del prototipo
  3. I Maestri riediti – Le Corbusier, Jeanneret, Perriand e la filiera dell’autenticità
  4. Gio Ponti oltre il mito con la leggerezza strutturale della Superleggera
  5. Comfort moderno dagli imbottiti di Vico Magistretti alle intuizioni di Mario Bellini
  6. Le voci contemporanee – Patricia Urquiola e il dialogo con Starck e Pesce
  7. Il soggiorno che funziona tra divani, poltrone e chaise longue in pianta
  8. Sedie da tavolo e per lo studio – ergonomia, finiture e abbinamenti
  9. Qualità verificabile: come riconoscere un originale Cassina
  10. Manutenzione e durata – legno, pelle e tessuti senza errori
  11. Nuovo, riedizione o vintage – acquistare bene (anche con Deesup)
  12. Conclusioni – una regola pratica per portare l’eccellenza Cassina in casa

1. Dalla Brianza al mondo – come nasce un’idea industriale italiana

Cassina nasce a Meda, in Brianza, nel 1927, quando i fratelli Cesare e Umberto fondano la società “Amedeo Cassina”, intitolandola al padre. In quei primi anni l’azienda è una falegnameria organizzata: legno selezionato, piccoli lotti, tavolini come prodotto principale e disegno sviluppato internamente. È un’impresa familiare con ambizione industriale, innestata nel distretto del legno-arredo dove competenze, fornitori e materie prime vivono a pochi chilometri di distanza. Nel 1935 la ragione sociale diventa “Figli di Amedeo Cassina”, segnando il passaggio da bottega evoluta a marchio riconoscibile, pronto a crescere senza tradire la precisione della mano artigiana. È qui che si definisce il DNA dell’azienda: ordine nel processo, filiera corta, qualità ripetibile—una cultura produttiva che, dal nome del padre, costruisce il carattere di un’industria di famiglia destinata a parlare al mondo. Da qui prende forma un’identità produttiva che, nel tempo, diventerà un riferimento del vivere ‘all’italiana’: misurato, funzionale, colto.

2. Il metodo Cassina – materiali, controllo e cultura del prototipo

Capire Cassina significa osservare come nasce un pezzo. Il processo parte dal prototipo, banco di prova dove si regolano proporzioni, comfort e resistenza. Le strutture in legno massello e multistrati dialogano con metalli piegati e saldati in maschere dedicate; il molleggio combina cinghie elastiche e molle d’acciaio per distribuire il peso in modo progressivo; imbottiture con densità differenziate evitano che la seduta “collassi” al centro. La pelle e i tessuti sono trattati come materiali tecnici: selezione all’origine, tinture stabili, test su luce e abrasione, verifiche di sfoderabilità e manutenzione. Ogni fase ha tolleranze definite: è la differenza tra un divano che in showroom sembra perfetto e uno che, a casa, regge l’uso per dieci anni. Questa disciplina produce fiducia: chi sceglie un modello può ritrovarlo nel tempo, con ricambi e riedizioni coerenti.

3. I Maestri riediti – Le Corbusier, Jeanneret, Perriand e la filiera dell’autenticità

Tra i meriti storici del marchio c’è la capacità di riportare in produzione progetti-chiave del Movimento Moderno con rigore filologico e industriale. La collezione dei Maestri ha reso domestiche icone nate tra architettura, arredamento e atelier d’avanguardia. La poltrona a cuscini indipendenti che associamo a Le Corbusier (progettata con Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand) lavora su un concetto semplice: struttura in tubolare d’acciaio a vista e volumi morbidi che si appoggiano, come moduli, alla gabbia. La chaise con poggiagambe curvo regola l’angolo del corpo e accompagna la lordosi in modo naturale; il piccolo fotel con braccioli sottili propone una seduta composta che non ingombra visivamente. Queste riedizioni non sono repliche “da museo”: sono prodotti affidabili, con materiali aggiornati e processi certificati. Ogni esemplare è identificato da marcature, numerazioni e documentazione: un ecosistema di autenticità che tutela il progetto e chi lo porta in casa.

4. Gio Ponti oltre il mito con la leggerezza strutturale della Superleggera

Con Gio Ponti il marchio porta sul tavolo da pranzo una lezione radicale: togliere peso senza togliere funzione. La Superleggera, evoluzione della sedia ligure tradizionale, unisce listelli sottili in frassino o rovere a una seduta in paglia di Vienna o in versioni più contemporanee; le sezioni si riducono all’essenziale, la struttura resta sorprendentemente rigida. Il valore d’uso è immediato: sposti la sedia con un dito, apparecchi senza urti, pulisci sotto con facilità. A tavola, la leggerezza visiva fa “respirare” la stanza e permette di usare un tavolo importante senza appesantire la scena. È un progetto manifesto: dimostra che il design non è decorazione, ma ingegneria della vita quotidiana. Quando scegli la sedia per la tua casa, prova sempre il gesto: alzala, ruotala, appoggiala. Se il corpo ringrazia, la scelta è corretta.

5. Comfort moderno dagli imbottiti di Vico Magistretti alle intuizioni di Mario Bellini

Il cuore domestico di Cassina sta negli imbottiti. Vico Magistretti ha fissato un principio: il comfort è una somma di elementi tecnici invisibili al primo sguardo. Con modelli diventati riferimenti, ha lavorato su profondità calibrate, cuscini di schiena che assecondano la spinta delle scapole, braccioli utilizzabili per alzarsi. La postura risulta naturale: ci si siede, si resta, ci si rialza senza sforzo. Mario Bellini, con sedute rivestite a “pelle tesa” come la celebre CAB (poltroncina interamente in cuoio che abbraccia il telaio), ha introdotto un’idea di solidità elegante: l’involucro fa da pelle strutturale, i dettagli di cucitura raccontano il lavoro della mano. Nello stesso solco operano altri progettisti che hanno lavorato sul sistema divano come architettura in pianta: moduli terminali aperti per favorire la conversazione, elementi chaise per leggere, penisole che organizzano il soggiorno come un paesaggio domestico. La linea guida è limpida: prima il corpo, poi il segno.

6. Le voci contemporanee – Patricia Urquiola e il dialogo con Starck e Pesce

Dal 2015 la direzione creativa è affidata a Patricia Urquiola, che ha saputo intrecciare memoria e ricerca. Il suo lavoro mette al centro tattilità, curvature controllate, costruzioni “a strati” dove l’imbottitura espone la propria logica: cuciture come grafemi, bordini che accompagnano i raggi, piedini arretrati per alleggerire. Nello stesso catalogo convivono la sperimentazione materica di Gaetano Pesce – si pensi alla poltrona in feltro trattato che ha rivoluzionato l’idea di seduta “morbida e autoportante” – e gli esercizi di Philippe Starck sul tema della scocca sottile e del comfort essenziale. Il merito del marchio è tenere questo coro in accordo: ogni nuova famiglia dialoga con i Maestri senza mimesi, offrendo a chi arreda una scala di possibilità che va dal segno lieve al pezzo dichiaratamente scultoreo. Così un interno può parlare più lingue restando coerente.

7. Il soggiorno che funziona tra divani, poltrone e chaise longue in pianta

Scegliere un divano Cassina non significa “prendere il più grande che entra”, ma disegnare la stanza a partire dai gesti. Un’angolare con terminale aperto facilita la conversazione; una composizione a L fronte schermo permette serate cinema senza forzare il collo; una chaise integrata regala un posto chiaro per leggere. Braccioli sottili liberano seduta utile, schienali con cuscini mobili offrono due posture (composta e rilassata). Le chaise a slitta di scuola modernista insegnano a considerare l’angolo tra schiena e gambe come variabile fondamentale: 120–125° per il riposo, 100–105° per la conversazione. In casa piccola, profondità intorno ai 95–100 cm sono l’equilibrio migliore; in spazi ampi puoi salire a 105–110 cm se vuoi un invito più informale. Lascia 80 cm liberi tra seduta e tavolino, 60 cm tra seduta e schienale di una sedia: la circolazione salverà il progetto più di qualunque cuscino decorativo.

8. Sedie da tavolo e per lo studio – ergonomia, finiture e abbinamenti

La sedia giusta fa la differenza tutti i giorni. Attorno al tavolo, la leggerezza strutturale pontiana evita fatica: impugnatura facile, spigoli gentili, suono asciutto. Per lo studio o l’angolo lettura, sedute con braccioli e scocche avvolgenti aiutano la postura lunga e non “rubano” visivamente lo spazio se poggiate su piedini arretrati. In termini di finiture, legni a poro aperto e cuoio pigmentato costruiscono un paesaggio tattile che non teme la luce radente; metalli satinati e tessuti a trama fitta aggiungono resistenza. Nel living, le poltrone con forme geometriche definite – come la storica seduta nata dalle ricerche di Gerrit Rietveld – funzionano bene come elementi singoli accostati al divano: orientale un poco verso il centro, avrai un dialogo naturale tra posti. Infine, le sedie più morbide e contemporanee disegnate sotto la guida di Urquiola propongono spessori misurati e cuciture visibili come segni “onesti”: un lessico che si capisce al primo sguardo.

9. Qualità verificabile: come riconoscere un originale Cassina

L’originale si riconosce con mani e occhi. Sulla pelle, il timbro a caldo è netto e leggibile; le cuciture hanno passo costante, nessun filo in fuga; i bordini sono tesi ma non tirati. Nel legno, gli spigoli sono puliti, le vernici uniformi, i sottopiani hanno una finitura pari a quella visibile. Nei pezzi della collezione dei Maestri, la struttura metallica ha saldature regolari e cromature o verniciature senza “nuvole”. Molto importante la documentazione: targhetta, numerazione, libretto. Controlla che i piedini siano stabili e che i fissaggi non mostrino viti di fortuna; solleva il cuscino e osserva il molleggio: cinghie fitte e ordinate sono un buon segno. Infine, prova l’oggetto: se scricchiola, se il cuscino migra in avanti a ogni movimento, se la scocca flette nel punto sbagliato, qualcosa non torna. Un originale ben tenuto regge l’uso con silenzio meccanico.

10. Manutenzione e durata – legno, pelle e tessuti senza errori

La manutenzione corretta non è un rito, è una routine leggera. Per la pelle: panno morbido asciutto ogni settimana; una volta al mese panno appena inumidito con acqua e sapone neutro ben strizzato, passaggi brevi e asciugatura immediata; due volte l’anno un balsamo specifico in piccole quantità. Evita alcol, acetone, sgrassatori e phon; non esporre a sole diretto prolungato né a fonti di calore ravvicinate. Per i tessuti: aspirazione delicata con bocchetta a bassa potenza e, se sfoderabili, lavaggi rispettando etichette; per macchie, tampona e non strofinare. Per il legno: panni antistatici, prodotti neutri, niente spugne abrasive; controlla periodicamente i feltrini sotto i piedini, sono loro a salvare pavimenti e a ridurre vibrazioni. Sulle imbottiture, rigira i cuscini, “batti” quelli di schiena per ridistribuire le fibre, verifica una volta l’anno la tensione delle cinghie. Sono gesti semplici che, sommati, fanno durare la forma.

11. Nuovo, riedizione o vintage – acquistare bene (anche con Deesup)

La scelta tra produzione attuale, riedizione storica o pezzo con anni alle spalle dipende dal programma d’uso. Se il divano vivrà giornate intense, la produzione contemporanea offre margini comodi su garanzia e ricambi; se cerchi carattere e una patina già formata, un esemplare vintage ben tenuto è un piacere quotidiano. In ogni caso, il metodo è lo stesso: mappa gli ingombri reali con nastro carta, misura passaggi (porte, scale), valuta la profondità in rapporto ai percorsi e alla luce che colpirà la seduta.

Quando ti orienti sull’usato, Deesup è un’ottima alternativa utile se stai cercando una poltrona storica per l’angolo lettura, una chaise modernista da affiancare al divano, o una serie di sedie leggere per la zona pranzo. Metti in conto una piccola messa a punto iniziale – pulizia, controllo piedini, eventualmente sostituzione feltrini – e il pezzo tornerà a lavorare come deve. Così porti a casa il meglio del design con un investimento intelligente e sostenibile.

12. Conclusioni – una regola pratica per portare l’eccellenza Cassina in casa

La regola è una e vale sempre: scegli sedute e tavoli in cui struttura, comfort e finitura sono in equilibrio. Se il legno è onesto, il metallo è pulito, il molleggio è progressivo e rivestimenti e cuciture sono coerenti, l’oggetto funzionerà oggi e tra dieci anni. Cassina ha costruito la propria identità su questa coerenza: collezioni storiche e progetti contemporanei che parlano la stessa lingua, a servizio della vita domestica. Pochi pezzi giusti, ben mantenuti, valgono più di una stanza piena: è così che la qualità diventa abitudine.

Fonte immagine: Cassina – https://www.cassina.com/

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