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La casa secondo Molteni & C.: misura, materiali e sistemi che durano

Posted on 26 Settembre 202526 Settembre 2025

Quando si parla di qualità italiana, il nome Molteni & C. viene naturale. Non è solo una questione di stile – è un metodo: architettura del mobile, attenzione alle proporzioni, ricerca su materiali e finiture, e soprattutto continuità nel tempo. In catalogo convivono riedizioni d’autore e progetti contemporanei che parlano la lingua di Milano – concreta, elegante, misurata. In questo approfondimento entriamo nel mondo del marchio: origini, maestri, sistemi iconici, caso cucine con Dada, consigli per gli interni e il progetto speciale con Deesup dedicato agli appassionati del second-hand curato.

INDICE

  1. Identità: cosa rende riconoscibile il marchio
  2. Dalle botteghe di Brianza alla cultura del progetto
  3. Gio Ponti e le riedizioni d’autore: quando la storia torna in casa
  4. Librerie e sistemi giorno: perché il 505 resta un classico
  5. Divani e poltrone: comfort misurato, non gridato
  6. Il capitolo cucine: il dialogo con Dada
  7. Tavoli, sedie e complementi: il lessico della zona giorno
  8. Materiali e finiture: come leggere la qualità
  9. Interni reali: come inserire i pezzi in casa senza “musealizzare”
  10. Canali d’acquisto: dai flagship alle formule outlet e al second-hand
  11. Molteni & C. × Deesup: la collaborazione dedicata agli appassionati
  12. Conclusioni – Perché scegliere Molteni & C. significa progettare meglio

1. Identità: cosa rende riconoscibile il marchio

La forza del brand sta nella coerenza. Non esiste un “pezzo eroe” scollegato dal resto: librerie, sedute, tavoli, cucine e complementi sono pensati come un sistema di relazioni. Il linguaggio è pulito ma caldo – superfici opache che assorbono la luce, legni con venatura leggibile, metalli non esibiti, pietre con spessori calibrati. Il risultato è un’estetica che non stanca: capace di abitare appartamenti di città come case immerse nel verde, uffici domestici come salotti dedicati alla conversazione. È la differenza tra un mobile che “impressiona” e uno che, semplicemente, funziona.

2. Dalle botteghe di Brianza alla cultura del progetto

Tutto comincia nel 1934, in Brianza, quando Angelo Molteni, appena 22enne, apre una piccola bottega artigiana a Giussano – un’area allora già animata dalla tradizione del mobile.

Nel dopoguerra, la piccola realtà artigiana cresce: la famiglia Molteni espande le capacità produttive, assume collaboratori, comincia a sperimentare nuovi modelli, moduli e sistemi. Già negli anni Cinquanta si delinea la trasformazione: pensare il mobilio non più come singolo pezzo isolato, ma come sistema, con coerenza formale e funzionale. Questa transizione, che unisce il saper fare artigiano al rigore progettuale, getta le basi per ciò che Molteni & C. sarebbe diventata: non solo un marchio d’eccellenza del mobile, ma un interlocutore credibile per architetti e designer, capace di portare nel mondo la cultura italiana dell’abitare.

In seguito, l’azienda entra nel mondo del design con sistemi modulari, acquisizioni strategiche come Dada, e collabora con figure come Luca Meda, Aldo Rossi e Vincent Van Duysen.

3. Gio Ponti e le riedizioni d’autore: quando la storia torna in casa

Molteni & C. ha restituito al quotidiano alcuni progetti di Gio Ponti, maestro che ha saputo unire architettura, interni e oggetto d’uso con leggerezza inimitabile. Le riedizioni – curate con metodo filologico – nascono da disegni e prototipi originali, e riportano nelle case forme sottili, pelli e tessuti scelti con cura, cuciture precise, colori pontiani che continuano a dialogare con ambienti contemporanei. Portare a casa una poltrona o una seduta del maestro non significa “fare vintage”: è dare spazio a un pezzo di cultura milanese che, per equilibrio e tatto, rimane attualissimo.

Come abbinare i pezzi pontiani

Chi ha pavimenti in legno scuro o in graniglia trova nei legni chiari una compensazione elegante; chi preferisce ambienti più neutri può lavorare con tinte piene sui rivestimenti – blu, verde scuro, rosso bruciato – per far emergere la silhouette senza urlare.

4. Librerie e sistemi giorno: perché il 505 resta un classico

Se esiste un sistema che incarna il lato “architettonico” del marchio, è la libreria 505 – modulare, aggiornata nel tempo, capace di trovare misura tra contenere e mostrare. La forza sta nella grammatica: fianchi sottili ma solidi, ripiani calibrati, vani a giorno alternati a contenitori chiusi, elementi per l’audio-video integrabili senza trasformare il soggiorno in una sala tecnica. È una libreria che si lascia disegnare dall’uso: non impone pattern rigidi, consente di alternare libri, ceramiche, strumenti musicali, schermi e cassettiere con logica.

Dispensa, studio, living

  • Zona giorno: vani più larghi per oggetti alti, cassetti per il “disordine utile”, un modulo chiuso per cavi e router.
  • Studio: alternanza di ripiani bassi per raccoglitori e scomparti stretti per libri tascabili; una ribalta per chiudere laptop e strumenti di lavoro.
  • Corridoio: moduli poco profondi e altezze variabili per creare ritmo senza appesantire.

5. Divani e poltrone: comfort misurato, non gridato

La seduta contemporanea di casa Molteni & C. non rincorre mode effimere. I divani nascono da proporzioni giuste: profondità che accolgono senza “inghiottire”, schienali che sostengono lombari e spalle, cuscinerie lavorate perché tornino in forma con pochi gesti. Le poltrone hanno volumi chiari e braccioli disegnati: non oggetti totali che impongono la loro presenza, ma presenze attente che dialogano con tavoli bassi, lampade schermate e tappeti materici.

Accortezze utili: nei living profondi, colloca il divano leggermente staccato dalla parete – dieci o quindici centimetri bastano per farlo “respirare”; nelle zone conversazione compatte privilegia braccioli sottili e piedini arretrati per alleggerire l’insieme; in case con luce naturale generosa scegli tessuti con mano asciutta e colori caldi per evitare riflessi freddi.

6. Il capitolo cucine: il dialogo con Dada

La cucina è il luogo in cui il marchio unisce design e ingegneria. Il rapporto con Dada – realtà del gruppo specializzata in sistemi cucina – ha portato a progetti che trattano l’ambiente come un’architettura in miniatura: moduli leggibili, isole che non sono “monoliti scenografici” ma piani di lavoro reali, colonne attrezzate che nascondono e mostrano con naturalezza, gole e maniglie integrate progettate per il gesto quotidiano.

Tre idee chiave:

  1. Sequenze: la cucina è un percorso – lavaggio, preparazione, cottura – e ogni modulo deve assecondarlo.
  2. Materiali: top in pietra engineered o in acciaio con spessori contenuti; ante in essenza o laccate opache che reggono bene la luce e l’uso.
  3. Integrazione: la tecnologia c’è, ma non si esibisce; sistemi di illuminazione sotto-pensile e prese a scomparsa sono pensati come parti del progetto, non aggiunte.

7. Tavoli, sedie e complementi: il lessico della zona giorno

I tavoli dell’azienda lavorano per sottrazione. Piani sottili – in rovere, noce, pietre selezionate o vetri extra-chiari – con basi arretrate che liberano la seduta, spigoli smussati per il gesto di chi si alza, proporzioni che permettono di avvicinare le gambe senza urti. Le sedie preferiscono schienali flessibili, imbottiture misurate, rivestimenti che accolgono senza diventare protagonisti assoluti. Nei complementi – contenitori, madie, tavolini – ritrovi la regola generale: niente dettagli superflui, solo ciò che serve per funzionare bene e a lungo.

Abbinamenti pratici

Un tavolo scuro con sedie rivestite in tessuto chiaro crea contrasto elegante; un piano in pietra chiara con sedie in cuoio naturale scalda ambienti minimal; in spazi piccoli, prediligi piani rotondi o ovali e basi centrali per aumentare la libertà dei movimenti.

8. Materiali e finiture: come leggere la qualità

La qualità la vedi e la senti. Ecco dove guardare:

  • Legno: venatura coerente tra i vari elementi, bordi lavorati con cura, finiture opache che lasciano “respirare” la fibra. Le superfici non devono essere plastificate – il legno è vivo e deve raccontarlo.
  • Laccati: uniformità cromatica anche sui bordi e sulle gole; nessuna buccia d’arancia evidente. Un buon laccato opaco assorbe la luce, non la spezza.
  • Pietre e compositi: spessori calibrati, giunti allineati, bordi che non si “micro-scheggiano” al primo urto. Una mano passata sul bordo deve scivolare senza percepire dislivelli.
  • Ferramenta e scorrimenti: cassetti fluidi e silenziosi, ante che si allineano senza “denti”; le regolazioni esistono ma servono a rifinire, non a correggere difetti grossolani.
  • Rivestimenti: tessuti con mano piena, bouclé fine, lane pettinate; pelli piene dal poro percepibile. Le cuciture sono diritte, regolari, con fili che non “cantano” in luce radente.

9. Interni reali: come inserire i pezzi in casa senza “musealizzare”

L’obiettivo è ottenere ambienti vivi, non showroom congelati. Alcune regole pratiche, espresse con chiarezza:

  • Zona giorno principale: scegli un sistema giorno che organizzi il muro lungo – la libreria modulare costruisce ritmo e ordine; abbina un divano con braccioli sottili e un tavolino basso con top sottile. Colori: neutri caldi per le superfici principali, un accento profondo (blu, verde o ruggine) su una poltrona o su un tappeto.
  • Open space: usa un tavolo con base arretrata come cerniera tra cucina e living; alle spalle, un contenitore basso che raccolga piatti speciali e libri di cucina. L’insieme funziona se ogni funzione ha la sua “isola” visiva: mangiare, cucinare, conversare.
  • Studio in casa: una composizione della famiglia 505 in versione poco profonda, con ribalta e vani per stampante e cavi; sedia imbottita non troppo scenografica e luce da scrivania schermata. Una parete colore caldo limita i riflessi e rende reale il tempo delle riunioni online.
  • Camera da letto: comodini leggeri, contenitore sospeso al posto della cassettiera pesante, poltroncina dalle linee sottili per vestizione; tende a trama naturale e un tappeto che dialoga con il pavimento senza coprirlo del tutto.

10. Canali d’acquisto: dai flagship alle formule outlet e al second-hand

Chi desidera un pezzo nuovo trova nei flagship e nei rivenditori autorizzati la possibilità di configurare misure, finiture e accessori. Esistono poi canali a rotazione dove confluiscono prodotti da esposizione o fine serie – spesso definiti come “outlet” – utili per chi cerca un risparmio mantenendo qualità e tracciabilità. Accanto a queste strade, il second-hand curato, come quello su Deesup, ha un valore crescente: riduce l’impatto ambientale, permette di intercettare modelli fuori produzione o finiture non più a listino e, se ben gestito, offre documentazione e verifica dello stato conservativo.

Cosa controllare sempre: etichette e marcature interne, integrità delle strutture, scorrimenti e cerniere, stato delle imbottiture, uniformità delle finiture. Per librerie e sistemi, verifica squadri e allineamenti; per cucine, funzionamento di cassetti, cerniere e piani. È l’ABC della scelta consapevole.

11. Molteni & C. × Deesup: la collaborazione dedicata agli appassionati

Per chi ama il marchio e cerca la sicurezza del controllo pezzo per pezzo, esiste una selezione dedicata in collaborazione con Deesup. È uno spazio pensato per mettere in dialogo la cultura del progetto con l’economia circolare: sistemi giorno, sedute, tavoli e complementi vengono pubblicati con fotografie dei dettagli che contano, note su finiture e stato conservativo, e indicazioni utili sull’inserimento in casa.

Perché è utile a chi progetta:

  • Curatela: non un flusso indistinto di annunci, ma una scelta ragionata di arredi con identità chiara.
  • Trasparenza: info su misure, materiali, eventuali restauri o ricondizionamenti, così puoi capire davvero come il pezzo entrerà nel tuo spazio.
  • Sostenibilità reale: prolungare la vita di un arredo ben fatto significa rispettare materiali e lavoro; non è solo risparmio, è cultura dell’abitare.

Che tu stia cercando una composizione 505 in condizioni eccellenti, un tavolo importante per l’open space o un divano con rivestimento già ammorbidito dal tempo giusto, la collaborazione tra Molteni & C. e Deesup è un luogo pratico dove confrontare alternative credibili e scegliere con calma – con la garanzia di un occhio esperto a verificare i particolari.

12. Conclusioni – Perché scegliere Molteni & C. significa progettare meglio

Il valore del marchio non è un logo – è un insieme di scelte coerenti: progettare sistemi prima degli oggetti isolati, trattare i materiali con rispetto, aggiornare i classici senza snaturarli, lavorare con designer capaci di ascoltare la casa reale. Dalle riedizioni legate a Gio Ponti alle evoluzioni della libreria 505, dai divani che parlano di comfort misurato alle cucine nate dal dialogo con Dada, la rotta è sempre la stessa: qualità che dura e ambienti che funzionano, giorno dopo giorno.

Fonte immagine: Molteni Museum – https://moltenimuseum.com/

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