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Forme fluide, spazi vivi: come Zaha Hadid ha trasformato l’arredo e il vivere quotidiano

Posted on 23 Settembre 2025

Le architetture di Zaha Hadid non chiedono permesso: scorrono, piegano, sospingono lo sguardo. Non è solo questione di curve spettacolari, ma di spazi che migliorano l’esperienza quotidiana. Capire la sua ricerca aiuta a progettare case, uffici e luoghi pubblici con più attenzione ai percorsi, alla luce e ai materiali, traducendo concetti complessi in comfort reale

INDICE

  1. Baghdad–Londra, una traiettoria precisa: perché la formazione conta
  2. L’AA e OMA: gli anni in cui nasce un metodo (e un carattere)
  3. Pittura e diagonali: i “progetti non costruiti” che hanno cambiato il modo di disegnare
  4. Pritzker Prize 2004: cosa riconosce davvero quel premio
  5. Milano in movimento: Residenze e Torre a CityLife, un nuovo paesaggio urbano
  6. Dal MAXXI di Roma alla Stazione Marittima di Salerno
  7. Come riconoscere lo stile Hadid tra continuità spaziale, superfici e luce
  8. Strutture emblematiche nel mondo: quando la forma guida i flussi
  9. Dal salotto alla galleria, collaborazioni e ricadute domestiche
  10. Vita privata e profilo personale: lavoro, studio e dedizione
  11. Consigli pratici per chi arreda: come portare l’idea hadidiana in casa (anche con l’usato di qualità)
  12. Conclusioni – una regola semplice per scegliere oggi nel segno di Zaha Hadid

1. Baghdad–Londra, una traiettoria precisa: perché la formazione conta

Zaha Hadid nasce a Baghdad nel 1950 in una famiglia aperta e internazionale. Studia prima matematica, poi architettura a Londra, all’Architectural Association: due coordinate che spiegano sia il controllo delle geometrie sia la libertà con cui frantuma il rettangolo moderno. La matematica le offre strumenti per domare la complessità; l’AA le dà il contesto critico per ribaltare i dogmi. È una combinazione importante anche per chi arreda: visione e rigore tecnico non sono opposti, si aiutano a vicenda. Se cerchi un interno che resista nel tempo, definisci prima la logica (percorsi, rapporti pieni/vuoti) e solo dopo il segno.

2. L’AA e OMA: gli anni in cui nasce un metodo (e un carattere)

A fine anni Settanta Hadid collabora con OMA, lo studio fondato da Rem Koolhaas. Lì impara a leggere la città come un sistema di flussi e a competere sui concorsi internazionali. Ma, soprattutto, consolida un atteggiamento: sperimentare, rischiare, difendere un’idea con argomenti e disegni. È la base di un metodo che vale anche nelle scelte domestiche: prima si definisce l’uso, poi si costruisce una forma coerente. In un soggiorno questo significa decidere come ci si muove, dove ci si siede, dove entra la luce, e solo in seguito scegliere divani, tavoli, librerie.

3. Pittura e diagonali: i “progetti non costruiti” che hanno cambiato il modo di disegnare

Prima dei grandi cantieri arrivano tavole e prospettive che diventano icone. Tele oblique, prospettive spezzate, colori netti: non semplici rendering ma veri manifesti. Quella grafica insegna a pensare lo spazio come una sequenza, non come stanze isolate. Nel concreto di un appartamento, la lezione è semplice: elimina compartimenti stagni non necessari, orienta le diagonali visuali, crea continuità tra cucina e living con altezze, piani e materiali che accompagnano lo sguardo. In questo modo lo spazio appare più grande e vivido, a parità di metri quadrati.

4. Pritzker Prize 2004: cosa riconosce davvero quel premio

Nel 2004 Zaha Hadid è la prima donna a ricevere il Pritzker Prize. Il riconoscimento non premia solo le forme audaci, ma la capacità di unire ricerca e funzione. Le sue opere mostrano come l’innovazione linguistica possa produrre servizi più chiari per le persone: flussi leggibili in stazioni e musei, percorsi naturali, luce guidata. Portato in casa, questo principio suggerisce di progettare per scenari reali: lettura serale, cena con amici, lavoro ibrido. Se ogni gesto ha il suo posto, la forma diventa naturale conseguenza.

5. Milano in movimento: Residenze e Torre a CityLife, un nuovo paesaggio urbano

A Milano la firma di Hadid è doppia. Le Residenze nel quartiere CityLife usano balconi, curvature e variazioni di quota per creare facciate in movimento: la pelle dell’edificio è una sequenza di pieghe che rispondono a luce e vista. La Torre (sede Generali), con la rotazione progressiva dei piani, lavora come un perno urbano: le torsioni non sono un capriccio, ma l’esito di un dialogo tra allineamenti, vento e visioni sulla città. Per chi abita Milano – o qualunque città densa – la lezione è pratica: anche un edificio alto può costruire relazioni con il suolo attraverso parterre, portici, attacchi al terreno ben disegnati. In casa, lo stesso concetto si traduce in “piedi” dei mobili leggeri, zoccoli arretrati, basi che lasciano respirare il pavimento.

6. Dal MAXXI di Roma alla Stazione Marittima di Salerno

In Italia Zaha Hadid lascia due esempi chiave. Il MAXXI di Roma intreccia nastri strutturali e passerelle, mescola luce zenitale e percorsi diagonali: il visitatore non affronta sale chiuse, ma un racconto continuo. La Stazione Marittima di Salerno sembra una creatura marina affacciata sul golfo: le ampie campate coprono l’arrivo e la partenza dei passeggeri senza fratture, proteggendo da sole e pioggia. Sono due opere pubbliche con un tratto comune: l’attenzione all’uso – il flusso prima dell’icona. A casa, un analogo si trova nei corridoi “abitati”: librerie basse come parapetti, inviti a sedersi, nicchie dove la luce naturale si fa guida.

7. Come riconoscere lo stile Hadid tra continuità spaziale, superfici e luce

Tre indizi permettono di riconoscere lo stile hadidiano: continuità, superfici, luce. La continuità non significa pianta libera a tutti i costi, ma riduzione degli ostacoli superflui; le superfici scorrono e diventano anche struttura, senza giunti inutili; la luce – naturale o artificiale – disegna i volumi più della decorazione. Nella pratica dell’interior, questo suggerisce materiali coerenti per pavimenti e rivestimenti, zoccolini minimi, passaggi morbidi tra funzioni. Una cucina può fondersi con il living attraverso isole dai profili stondati; una scala può diventare scultura utile se accoglie sedute e piani di appoggio. Il risultato non è “effetto museo”, ma un interno leggibile, dove i gesti quotidiani sono facili.

8. Strutture emblematiche nel mondo: quando la forma guida i flussi

Molte opere di Hadid diventano landmark perché risolvono problemi complessi con chiarezza d’uso. L’Opera House di Guangzhou disegna foyer e sale come paesaggi interni; il Centro Acquatico di Londra (Olimpiadi 2012) lavora con una copertura ondulata che convoglia luce e orienta i percorsi; ponti, stazioni e musei in Asia e Medio Oriente mostrano la stessa logica: la forma guida il movimento delle persone. L’idea è utile anche nel piccolo: in un bilocale il flusso dalla porta al soggiorno non deve incagliarsi contro appendiabiti e scarpiere. Un pannello curvo o una boiserie che smussi l’angolo fa più per la vivibilità di mille suppellettili.

9. Dal salotto alla galleria, collaborazioni e ricadute domestiche

Zaha Hadid porta la propria grammatica nel design del prodotto. Con B&B Italia realizza sistemi imbottiti e tavoli dalle geometrie “liquide”, studiati per funzionare nell’uso: spigoli dolci, assetti stabili, spessori controllati che reggono carichi e vita quotidiana. Con marchi della moda come Chanel affronta padiglioni temporanei e allestimenti, traducendo in scala ridotta la stessa fluidità. In galleria compaiono sedute e tavoli-scultura che sfidano i confini tra arredo e arte. Per chi progetta casa, l’indicazione è concreta: se scegli un pezzo dal segno forte, tieni il resto della stanza più silenzioso, lavora per contrasti di texture (opaco/lucido, caldo/freddo) e lascia spazio intorno all’oggetto perché “respiri”.

10. Vita privata e profilo personale: lavoro, studio e dedizione

La vita privata di Zaha Hadid resta volutamente discreta. Non si è mai sposata e non ha avuto figli: il suo centro è stato lo studio, la squadra di lavoro, la costruzione di un immaginario condiviso. Il carattere è noto per determinazione e chiarezza: una leader capace di difendere un’idea fino alla fine, senza rinunciare al confronto. Muore nel 2016, lasciando un’organizzazione in grado di proseguire i cantieri con continuità. È un aspetto non secondario: molti maestri hanno faticato a trasformare una poetica in struttura. Hadid costruisce anche questo, e l’eredità arriva integra a chi oggi progetta e abita i suoi spazi.

11. Consigli pratici per chi arreda: come portare l’idea hadidiana in casa (anche con l’usato di qualità)

Tradurre il pensiero di Hadid in un appartamento non significa copiare forme complesse, ma adottare criteri.

  1. Riduci gli ostacoli e chiarisci i percorsi. Lascia 90 cm liberi tra divano e tavolo basso, evita spigoli vivi sulle vie di passaggio, posiziona luci diffuse che accompagnino i movimenti.
  2. Usa materiali continui con giunti studiati (pavimenti omogenei, battiscopa ridotti, superfici curve dove serve).
  3. Scegli uno o due pezzi dal segno deciso – un tavolo con spigoli arrotondati, una poltrona scultorea, una lampada che modella la luce a raso parete – e costruisci intorno un registro calmo: tessuti a trama fitta, legni a poro aperto, metalli satinati.
  4. Lavora con il colore come farebbe un grafico, non come un decoratore: un tono profondo su una parete che accompagna il percorso, un gradiente di luce che esalta le geometrie.
  5. Infine, valuta l’usato certificato per introdurre qualità con intelligenza economica: su Deesup trovi arredi contemporanei affini allo spirito hadidiano – tavoli dalle curve pulite, sedute dal profilo fluido, oggetti in resina o metallo modellato – con controlli di autenticità e informazioni di manutenzione che fanno la differenza nel tempo.

12. Conclusioni – una regola semplice per scegliere oggi nel segno di Zaha Hadid

La regola è chiara: prima definisci il flusso (come ci si muove), poi la luce (come si orienta lo sguardo), infine la materia (come si tocca e si pulisce). Zaha Hadid ha mostrato che un progetto è convincente quando questi tre livelli lavorano insieme. Che si tratti di una torre a Milano, di un museo a Roma o del tuo soggiorno, il risultato migliore arriva quando forma e uso coincidono. Scegli pochi pezzi giusti, lascia spazio ai percorsi, cura le superfici: l’effetto sarà più forte di qualunque decorazione. È il modo più concreto per portare a casa la sua idea di futuro.

Fonte immagine: Living Corriere – https://living.corriere.it/

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