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Ferruccio Laviani: la luce, il colore e la forza delle idee nel design italiano

Posted on 26 Settembre 202526 Settembre 2025

Ferruccio Laviani è una delle figure più riconoscibili del design italiano contemporaneo. Architetto, designer, direttore artistico, ha saputo attraversare discipline e linguaggi con una coerenza che lo rende unico: il rigore della progettazione architettonica incontra la libertà creativa dell’oggetto d’uso, generando lampade, arredi e opere capaci di dialogare con aziende e pubblico in tutto il mondo. La sua ricerca sulla luce ha lasciato segni profondi, ma accanto a essa troviamo esperimenti su materiali, contaminazioni culturali e un approccio visionario che racconta l’evoluzione del design dagli anni Ottanta a oggi.

INDICE

  1. Chi è Ferruccio Laviani: una biografia essenziale
  2. La formazione con Michele De Lucchi e il contesto anni Ottanta
  3. Il rapporto con Kartell: un sodalizio creativo e strategico
  4. La Kabuki: una lampada tra tecnologia e poesia visiva
  5. Bourgie, Take, Battery e altre icone di luce
  6. Good Vibrations: quando il design diventa racconto
  7. La luce come materia progettuale
  8. Collaborazioni con brand e designer internazionali
  9. Tra architettura e interior design
  10. Opere, mostre e installazioni: il Laviani culturale
  11. Filosofia progettuale: colore, materiali e sperimentazione
  12. Conclusioni – Perché Ferruccio Laviani illumina ancora il design di oggi

1. Chi è Ferruccio Laviani: una biografia essenziale

Ferruccio Laviani nasce a Cremona nel 1960, in una città di provincia che conserva un’anima musicale e artigianale forte, legata alla tradizione dei liutai. Questa sensibilità per il “fare” e per il suono delle forme accompagna il futuro designer verso Milano, dove studia architettura al Politecnico. La capitale lombarda degli anni Ottanta è un laboratorio di idee: la stagione post-Memphis ha aperto nuove strade, i grandi maestri come Ettore Sottsass e Achille Castiglioni convivono con una generazione di giovani designer pronti a portare la disciplina in nuovi territori.

Laviani si muove tra questi mondi con una curiosità instancabile: osserva, assorbe, sperimenta. Non è interessato a costruire un’estetica personale chiusa, ma a sviluppare un linguaggio capace di adattarsi e rinnovarsi costantemente.

2. La formazione con Michele De Lucchi e il contesto anni Ottanta

Gli anni passati nello studio di Michele De Lucchi rappresentano un capitolo fondamentale. De Lucchi, reduce dall’esperienza Memphis e poi protagonista di progetti per Olivetti, trasmette a Laviani la capacità di unire la cultura del progetto con la comunicazione visiva. È una lezione che lo segnerà profondamente: il design non è solo forma, ma messaggio, linguaggio, ponte tra industria e pubblico.

Negli anni Ottanta Milano è un laboratorio aperto. Il design si fa più narrativo, i materiali si sperimentano senza timori, la plastica conquista dignità estetica e tecnologica. Laviani apprende come interpretare queste trasformazioni senza cadere nella pura moda. Nei suoi futuri lavori emergerà proprio questa capacità: guardare al contemporaneo con sguardo critico, trasformando la sperimentazione in oggetti concreti.

3. Il rapporto con Kartell: un sodalizio creativo e strategico

Se esiste un brand con cui il nome di Laviani è legato indissolubilmente, questo è Kartell. L’incontro con l’azienda segna l’inizio di un sodalizio creativo che dura da decenni. Laviani non è solo autore di prodotti, ma anche direttore artistico del marchio, contribuendo a definirne l’immagine e la strategia visiva.

Con Kartell sperimenta la plastica come materia nobile, capace di assumere forme complesse e trasparenze raffinate. Non più materiale economico, ma strumento per raccontare nuove estetiche. Le sue lampade e i suoi arredi hanno trasformato il catalogo Kartell in un manifesto di leggerezza, ironia e colore, proiettando il marchio milanese in una dimensione internazionale.

4. La Kabuki: una lampada tra tecnologia e poesia visiva

Presentata nel 2016, la Kabuki è tra le opere più iconiche di Laviani. È una lampada da terra alta e slanciata, con una struttura traforata che sembra tessuta a mano. In realtà è realizzata con una sofisticata tecnica di stampaggio a iniezione che permette di ottenere un intreccio plastico leggero e resistente.

La luce attraversa questa trama e genera un effetto di ricamo luminoso, proiettando ombre delicate nell’ambiente. Kabuki è un esempio di come la tecnologia industriale possa trasformarsi in poesia visiva: un oggetto che porta con sé la memoria dell’artigianato, ma che nasce da processi ultramoderni. La sua fortuna è stata immediata: disponibile anche in versione da tavolo e sospesa, è oggi uno dei best seller di Kartell.

5. Bourgie, Take, Battery e altre icone di luce

Accanto a Kabuki, Laviani ha firmato altre lampade che hanno fatto scuola. La Bourgie (2004) è un omaggio al lampadario barocco, rivisitato in plastica trasparente. Ironica, elegante e versatile, è diventata uno dei simboli di Kartell e della capacità di giocare con gli archetipi della storia.

La Take è una lampada da comodino semplice e accessibile, pensata per diffondere il design democratico. La Battery, invece, è una lampada ricaricabile che unisce praticità e raffinatezza estetica, ideale per gli spazi domestici e l’ospitalità. In tutti questi progetti ritroviamo la cifra di Laviani: unire citazioni colte, tecnologie innovative e una sensibilità pop che rende l’oggetto immediatamente riconoscibile.

6. Good Vibrations: quando il design diventa racconto

Nel 2013 Laviani firma per Fratelli Boffi il mobile Good Vibrations, un pezzo che rompe gli schemi. Si tratta di una cassettiera intagliata in legno, apparentemente classica, ma deformata da un’onda sonora che ne increspa la superficie. L’effetto è quello di un oggetto in movimento, come se fosse colpito da un terremoto o da una vibrazione musicale.

Good Vibrations non è solo un mobile: è una dichiarazione. Dimostra che Laviani non si accontenta della funzionalità, ma vuole esplorare la dimensione narrativa del design. L’oggetto diventa racconto, esperienza, provocazione. È un esempio di come il designer sappia muoversi tra il mondo del prodotto industriale e quello delle edizioni limitate, capaci di dialogare con gallerie e collezionisti.

7. La luce come materia progettuale

Per Laviani la luce non è mai solo funzione tecnica. È materia da scolpire, atmosfera da evocare, linguaggio da interpretare. Ogni sua lampada è pensata come un organismo che dialoga con l’ambiente: la trasparenza di Bourgie, il ricamo luminoso di Kabuki, la praticità di Battery sono tre facce della stessa ricerca.

In questo approccio ritroviamo una sensibilità tutta italiana per la luce come elemento architettonico e scenografico, erede della tradizione di Castiglioni e Scarpa, ma riletta in chiave contemporanea con i materiali e le tecnologie del XXI secolo.

8. Collaborazioni con brand e designer internazionali

Oltre a Kartell, Laviani ha lavorato con Foscarini, Flos, Moroso, Emmemobili, mostrando una versatilità rara. Con Foscarini ha esplorato forme più organiche, con Moroso ha dialogato con l’universo del tessile, con Flos ha sperimentato nuove soluzioni di illuminazione.

Ha collaborato anche con designer internazionali, mantenendo un approccio aperto e curioso. Non cerca di imporre la propria firma, ma di trovare sintonia con l’identità del marchio, portando il suo contributo unico fatto di rigore, colore e sperimentazione.

9. Tra architettura e interior design

Laviani non è solo designer di prodotti. Nel suo studio milanese ha sviluppato progetti di architettura e interior design, firmando showroom, negozi e spazi espositivi per brand italiani e stranieri. La sua capacità di pensare in grande scala si traduce in ambienti coerenti, in cui il dettaglio del singolo oggetto dialoga con l’atmosfera generale.

Questa doppia anima – designer di oggetti e architetto di spazi – rende il suo lavoro particolarmente ricco. Ogni prodotto è pensato anche in funzione di un contesto, e ogni ambiente racconta la stessa attenzione alla luce, ai materiali e al colore.

10. Opere, mostre e installazioni: il Laviani culturale

Laviani ha partecipato a numerose mostre e installazioni, tra cui eventi alla Triennale di Milano, al Salone del Mobile e a rassegne internazionali. Le sue installazioni sono spesso occasioni per riflettere sul ruolo del design oggi: non solo strumento commerciale, ma linguaggio culturale capace di raccontare la società contemporanea.

Le sue opere trovano spazio anche in collezioni museali e in mostre temporanee, a conferma di un percorso che non si limita al mercato ma dialoga con la critica e con la storia del design.

11. Filosofia progettuale: colore, materiali e sperimentazione

Se dovessimo sintetizzare la filosofia di Laviani in tre parole, sarebbero: colore, materiali, sperimentazione. Il colore è elemento strutturale, mai decorativo. I materiali vengono reinterpretati, come dimostra l’uso della plastica in chiave nobile e sorprendente. La sperimentazione è il filo conduttore: ogni progetto nasce dal desiderio di spingersi oltre, di scoprire nuove possibilità tecniche ed espressive.

La sua forza sta nella capacità di rendere accessibile la sperimentazione. Le sue lampade e i suoi arredi non restano prototipi da esposizione, ma diventano prodotti reali, presenti nelle case e negli spazi pubblici di tutto il mondo.

12. Conclusioni – Perché Ferruccio Laviani illumina ancora il design di oggi

Ferruccio Laviani è uno dei protagonisti assoluti del design italiano contemporaneo. Le sue opere – dalla lampada Bourgie alla Kabuki, fino a Good Vibrations – raccontano un percorso che unisce rigore progettuale e libertà creativa, tecnologia e poesia, funzione e narrazione.

Scegliere un suo pezzo significa portare in casa un frammento di questa ricerca: un oggetto che non si limita a illuminare o arredare, ma che racconta un’idea di design come linguaggio vivo. Nel mercato curato del second-hand, come quello di Deesup, è possibile incontrare lampade e arredi firmati Laviani autentici e selezionati, pronti a inserirsi negli interni contemporanei con la stessa forza di sempre.

In un’epoca in cui il design rischia di diventare pura immagine, Laviani ci ricorda che la luce, il colore e la sperimentazione restano strumenti per creare esperienze reali. Le sue creazioni non sono solo oggetti: sono alleati silenziosi che continuano a illuminare, con intelligenza e poesia, il presente e il futuro dell’abitare.

Fonte immagine: STIRpad – https://www.stirpad.com

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