Eileen Gray è una delle figure più affascinanti e rivoluzionarie del design del Novecento. Irlandese di nascita ma cosmopolita per vocazione, ha attraversato pittura, arti decorative, architettura e arredamento, lasciando un’eredità che ancora oggi influenza progettisti e appassionati. Con opere come la villa E-1027 e il celebre tavolino regolabile, Gray ha introdotto un’idea di modernità legata al comfort, alla libertà di movimento e alla bellezza essenziale delle forme. Il suo percorso, spesso trascurato per decenni, è oggi considerato fondamentale nella storia del design internazionale.
INDICE
- Dublino, Londra, Parigi – Le radici di una pioniera
- I primi passi nelle arti decorative e l’incontro con il laccatore Seizo Sugawara
- Dal decorativismo all’essenzialità – il passaggio verso il modernismo
- Il tavolino regolabile E-1027 e la nascita di un’icona
- La poltrona Bibendum e altri arredi visionari
- La villa E-1027 – architettura come paesaggio abitato
- Collaborazioni, contrasti e rapporti con il Movimento Moderno
- Una donna in un mondo di uomini – il silenzio critico e l’oblio
- La riscoperta di Eileen Gray – mostre, pubblicazioni e film
- Opere senza tempo – lampade, tavoli e sedute nel catalogo contemporaneo
- Eileen Gray oggi – Cassina, collezionismo e marketplace come Deesup
- Conclusioni – La lezione di una vita libera e radicale
1. Dublino, Londra, Parigi – Le radici di una pioniera
Eileen Gray nasce a Enniscorthy, in Irlanda, nel 1878. Cresce in una famiglia aristocratica e colta che le consente di viaggiare fin da giovane, affinando curiosità, indipendenza e uno sguardo internazionale. Dopo un periodo a Londra, dove frequenta la Slade School of Fine Art e si confronta con insegnanti e compagni provenienti da diverse correnti, matura un’attenzione particolare per il rapporto fra arte, tecnica e materiali. All’inizio del Novecento si trasferisce a Parigi, città allora in pieno fermento culturale, scelta consapevole per chi desidera vivere al centro delle avanguardie.
Nella capitale francese entra in contatto con ambienti d’avanguardia, tra simbolismo e Art Nouveau, osservando da vicino atelier, gallerie e saloni che sperimentano linguaggi nuovi. Questo clima le offre una palestra creativa unica: l’interesse per le arti decorative e l’arredamento si consolida e diventa il terreno privilegiato delle sue prime prove, dove rigore formale e sensibilità materica procedono insieme. Tra botteghe, esposizioni e collaborazioni, Gray scopre l’importanza del dettaglio, del tempo della lavorazione e dell’equilibrio tra funzione e bellezza. Sono anni in cui la designer definisce il proprio vocabolario espressivo: linee essenziali, volumi misurati e un’attenzione quasi tattile alle superfici, presupposti che orienteranno tutta la sua ricerca futura.
2. I primi passi nelle arti decorative e l’incontro con il laccatore Seizo Sugawara
Il vero debutto di Gray nel mondo del progetto avviene grazie alla collaborazione con Seizo Sugawara, maestro giapponese della laccatura, figura chiave nell’Europa di inizio Novecento. Dal 1907, affiancandolo in laboratorio, Gray apprende la disciplina della tecnica orientale: la preparazione meticolosa dei supporti, le stesure di strati sottilissimi di lacca, i lunghi tempi di essiccazione, le fasi di levigatura e lucidatura fino a ottenere superfici profonde e vellutate. Quel metodo, che richiede pazienza, rigore e sensibilità materica, la affascina e diventa la base di una poetica personale capace di fondere artigianato d’eccellenza e ricerca formale.
Da questo apprendistato nascono pannelli, paraventi e mobili laccati in cui eleganza e preziosità dei materiali dialogano con linee essenziali e proporzioni misurate. Gray sperimenta inserti e finiture –dal guscio d’uovo alla foglia metallica, dalle superfici a specchio a quelle opache – giocando con la luce e con il tatto per ottenere effetti visivi cangianti e una sensazione di solidità contemporanea. L’incontro con Sugawara segna una tappa decisiva: le dimostra che la manualità e il sapere artigiano possono convivere con l’innovazione tecnica, anticipando quella sua costante tensione verso un design sperimentale ma funzionale, colto ma quotidiano, in cui Oriente e Occidente si incontrano senza forzature. È qui che Gray definisce il proprio lessico: superfici pure, dettagli calibrati e un’idea di bellezza che nasce dall’uso.
3. Dal decorativismo all’essenzialità – il passaggio verso il modernismo
Negli anni Venti, Eileen Gray abbandona progressivamente gli stilemi decorativi delle origini per abbracciare i principi del modernismo. L’eco del Bauhaus, le ricerche di De Stijl e il dialogo con figure come Le Corbusier la orienta verso un linguaggio fondato su linee geometriche pure, proporzioni controllate e un uso consapevole di materiali industriali – acciaio tubolare, cromature, vetro, gomma – combinati con essenze lignee e superfici laccate. A cambiare non è solo l’estetica: Gray riformula il rapporto tra forma e funzione, facendo dell’ergonomia, della modularità e della flessibilità d’uso il cuore del progetto.
Nel 1922 apre a Parigi la galleria Jean Désert, concepita come luogo di esposizione ma anche come laboratorio di ricerca e committenza su misura. Qui presenta mobili e oggetti che uniscono rigore compositivo ed eleganza tattile: arredi dalle strutture leggere, piani regolabili, soluzioni salvaspazio e dettagli tecnici invisibili all’occhio ma evidenti nell’esperienza d’uso. La galleria attira una clientela internazionale e diventa la piattaforma in cui Gray sperimenta la propria idea di “comfort moderno”, capace di mediare tra il razionalismo europeo e una sensibilità intima e umana, attenta ai gesti quotidiani, alla luce e al modo in cui gli interni vengono abitati. È una fase di transizione decisiva: l’ornamento lascia spazio alla precisione, la decorazione diventa struttura, e il suo stile si definisce come un equilibrio raro tra disciplina costruttiva e calore domestico.
4. Il tavolino regolabile E-1027 e la nascita di un’icona
Il tavolino regolabile E-1027, progettato nel 1927 per la villa E-1027 a Roquebrune-Cap-Martin, è uno dei capolavori assoluti di Eileen Gray. Il nome è un gioco cifrato sulle iniziali di Gray e di Jean Badovici (E = Eileen; 10 = J; 2 = B; 7 = G) e racconta l’intreccio tra architettura, arredo e vita quotidiana che guidò il progetto della casa. La struttura è in tubolare metallico cromato con base ad anello per garantire stabilità e un piano circolare in vetro; il fusto telescopico consente di regolare l’altezza con precisione, trasformando l’oggetto da tavolino da letto a comodo supporto accanto a poltrone e divani.
Pensato per “servire” i gesti – la colazione a letto, la lettura, un drink durante una conversazione – E-1027 esprime alla perfezione la filosofia di Gray: essenzialità formale, intelligenza d’uso ed eleganza tattile. Le linee geometriche, la leggerezza visiva e l’uso disinvolto di materiali industriali lo rendono un arredo senza tempo, capace di dialogare con interni classici e contemporanei. Non a caso è tra i pezzi più rieditati e desiderati: oggi è in produzione nel catalogo Cassina ed è protagonista di collezioni museali e ambienti domestici di tutto il mondo, emblema di un modernismo umano, funzionale e raffinato.
5. La poltrona Bibendum e altri arredi visionari
Accanto al tavolino E-1027, un’altra creazione iconica è la poltrona Bibendum, riconoscibile per i due grandi cilindri imbottiti che avvolgono il corpo con un abbraccio morbido. Il nome richiama l’omino Michelin e sottolinea, con ironia, l’idea di comfort generoso: una seduta accogliente ma sostenuta, costruita su una struttura leggera in metallo e rivestimenti di qualità.
Insieme alla chaise longue Transat – ispirata alle sedute dei transatlantici – e ad altri arredi progettati per la villa E-1027, Bibendum rivela la capacità di Gray di reinventare la tipologia della seduta con soluzioni essenziali ma sorprendenti. Ergonomia, materiali industriali e dettagli sartoriali si combinano in un’estetica di forte impatto, dove la funzione guida la forma senza rinunciare a carattere e personalità.
6. La villa E-1027 – architettura come paesaggio abitato
Costruita tra il 1926 e il 1929 a Roquebrune-Cap-Martin, E-1027 è l’opera architettonica più celebre di Eileen Gray. Progettata con Jean Badovici e affacciata sul Mediterraneo, la casa nasce per assecondare luce, vento e topografia: volumi compatti, percorsi fluidi, ampie aperture che mettono in continuità il vivere interno con terrazze e dehors.
Ogni dettaglio è pensato per la vita quotidiana: arredi integrati, contenitori a scomparsa, piani ribaltabili, schermature e pannelli scorrevoli che modulano privacy e ombra. Le finestre a nastro, i passaggi senza soluzione di continuità e le proporzioni misurate costruiscono un’idea di comfort moderno, dove funzionalità ed estetica si sostengono a vicenda.
Più che un esercizio di stile, E-1027 è un manifesto di modernismo “abitato”: tecnologico ma umano, razionale ma attento ai gesti, in cui architettura e arredamento dialogano in armonia per dare forma a uno spazio essenziale, luminoso e sorprendentemente accogliente.
7. Collaborazioni, contrasti e rapporti con il Movimento Moderno
Eileen Gray entra presto in dialogo con il Movimento Moderno, avvicinandosi a figure di rilievo come Le Corbusier, con cui però intrattiene un rapporto controverso. È noto l’episodio in cui Le Corbusier, senza il consenso di Gray, dipinge una serie di murales sulle pareti della villa E-1027: un gesto che molti hanno letto come atto di appropriazione, capace di oscurare l’autorialità della designer.
Questo episodio, rimasto emblematico nella storia dell’architettura del Novecento, mette in evidenza le difficoltà di una donna pioniera in un contesto dominato da uomini e da logiche spesso rigide e gerarchiche. Allo stesso tempo, mostra la determinazione di Gray nel difendere un approccio personale al progetto: meno dogmatico rispetto al razionalismo ortodosso, più attento all’individuo, alla vita reale e alla dimensione intima degli spazi.
Il suo percorso, fatto di dialoghi ma anche di contrasti con i protagonisti del modernismo, rivela una voce indipendente e originale, capace di affermarsi nonostante gli ostacoli, e di lasciare un segno che ancora oggi viene riconosciuto come profondamente innovativo.
8. Una donna in un mondo di uomini – il silenzio critico e l’oblio
Per gran parte della sua vita, Eileen Gray è rimasta ai margini della storiografia ufficiale. La sua condizione di donna in un settore dominato da figure maschili, unita a un carattere schivo e lontano dalle logiche mondane, ha contribuito a relegare la sua produzione in una posizione defilata. Mentre colleghi come Le Corbusier o Mies van der Rohe venivano celebrati come protagonisti indiscussi del modernismo, Gray continuava a lavorare con discrezione, senza cercare riconoscimenti né clamore.
Molte delle sue opere – dai progetti di lampade ai mobili, fino agli arredi integrati della villa E-1027 – sono rimaste per decenni in ombra, spesso non attribuite o considerate marginali. Solo a partire dagli anni Settanta, grazie a una nuova generazione di storici e critici sensibili al tema della parità di genere e al recupero delle figure dimenticate, il suo lavoro ha iniziato a essere riscoperto e rivalutato.
Questa tardiva rinascita critica ha permesso di riconoscere a Gray il posto che le spetta nella storia del design e dell’architettura: quello di una pioniera capace di coniugare funzionalità, poesia e libertà creativa, anticipando molte istanze che solo decenni più tardi sarebbero diventate centrali nel dibattito contemporaneo.
9. La riscoperta di Eileen Gray – mostre, pubblicazioni e film
La rivalutazione di Eileen Gray prende forma dagli anni Settanta, quando retrospettive, cataloghi ragionati e nuove ricerche storiografiche iniziano a rimettere a fuoco la portata del suo lavoro. Le mostre in musei internazionali, le monografie e gli studi d’archivio ricostruiscono con maggior precisione il dialogo tra arti decorative, design e architettura che attraversa tutta la sua carriera, mentre il collezionismo e il mercato dell’arte riportano in luce pezzi rari, prototipi e prime edizioni.
Nel 2014 il film The Price of Desire ha raccontato la sua vicenda personale e le controversie legate alla villa E-1027, avvicinando un pubblico più ampio al suo universo creativo; a questo si sono affiancati documentari e nuove pubblicazioni che hanno consolidato il “canone” Gray. Parallelamente, la casa di Roquebrune-Cap-Martin è stata oggetto di restauri e campagne di valorizzazione che ne hanno rilanciato il ruolo di manifesto del modernismo abitato.
Da allora, i suoi arredi sono entrati stabilmente in produzione attraverso riedizioni autorizzate e cataloghi di aziende di riferimento – tra cui realtà come Cassina e ClassiCon – diventando oggetti da collezione ricercati e presenza costante in interni contemporanei e collezioni museali. Emblemi di un design essenziale e intelligente, testimoniano la rilevanza senza tempo della sua visione.
10. Opere senza tempo – lampade, tavoli e sedute nel catalogo contemporaneo
Oltre al tavolino E-1027 e alla poltrona Bibendum, Eileen Gray ha firmato un piccolo atlante di oggetti memorabili: lampade, chaise longue e tavoli che ancora oggi vengono riediti e scelti in tutto il mondo. La Tube Light, con il suo corpo tubolare essenziale, traduce in luce l’idea di struttura nuda e funzionale; la Transat Chair, ispirata alle sedute dei transatlantici, combina una geometria rigorosa a un comfort sorprendente, pensato per accompagnare i gesti del quotidiano senza ingombrare lo spazio.
Accanto a questi, tavoli regolabili, sedute come la Non-Conformist e lampade dalla linea fluida mostrano la stessa coerenza progettuale: materiali industriali usati con misura, dettagli intelligenti, proporzioni calibrate. Sono oggetti che non cercano l’effetto, ma la qualità dell’uso: si spostano, si regolano, si adattano.
Il fatto che continuino a vivere nelle case contemporanee non è solo una questione di stile: è la prova della capacità di Gray di anticipare i bisogni dell’abitare con una chiarezza funzionale ancora attuale. Oggetti leggeri, versatili, pensati per interni reali — e per persone reali.
11. Eileen Gray oggi – Cassina, collezionismo e marketplace come Deesup
Le opere di Eileen Gray vivono su due piani complementari: quello istituzionale dei grandi musei — dal MoMA di New York al Centre Pompidou di Parigi — e quello del mercato contemporaneo, fatto di riedizioni ufficiali, collezionismo e seconde vite di qualità. Cassina cura la produzione autorizzata di alcuni arredi, preservandone fedeltà progettuale e standard costruttivi; ciò garantisce a progettisti e appassionati pezzi certificati, realizzati con materiali e finiture all’altezza dell’originale.
Parallelamente, il collezionismo alimenta una domanda costante per tavolini, poltrone e lampade di Gray, divenuti veri beni culturali d’uso: oggetti che si abitano ogni giorno, ma che mantengono valore nel tempo. In questo ecosistema si inseriscono piattaforme come Deesup, marketplace dedicato al design di seconda mano, dove è possibile scoprire arredi originali firmati Gray a condizioni più accessibili, con verifiche di autenticità e una selezione curata.
Il risultato è un dialogo attuale tra storia e contemporaneità: i suoi progetti non appartengono al passato, ma rispondono oggi alle esigenze di chi cerca pezzi unici, autentici e duraturi, con un’attenzione alla sostenibilità che dà continuità all’idea di design colto, funzionale e senza tempo.
12. Conclusioni – La lezione di una vita libera e radicale
La storia di Eileen Gray è la storia di una donna che ha avuto il coraggio di seguire la propria visione in un’epoca che non era pronta ad accoglierla. I suoi arredi e le sue architetture raccontano un’idea di modernità fatta di libertà, comfort e attenzione all’individuo.
Il suo lascito è ancora oggi un invito a progettare spazi e oggetti che rispondano ai bisogni reali delle persone, senza mai rinunciare alla bellezza e alla sperimentazione. Una lezione che continua a ispirare e a rendere i suoi progetti protagonisti nelle case e nei collezionisti di tutto il mondo.
Fonte immagine: Houzz – https://www.houzz.it