Il mondo del design perde Alessandro Mendini, creativo rivoluzionario, morto nella sua Milano a 87 anni.
Architetto, designer, pittore, giornalista, teorico dell’architettura, ideatore del design banale e del re-designer, vincitore per due volte del Compasso d’Oro, membro onorario della Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, Mendini ha vissuto più di una vita. E come ogni grande artista, continua a vivere accanto a noi con le sue creazioni e con il suo spirito ironico e dissacratore, che ci invita a guardare alla vita con leggerezza.
Il design oltre la funzionalità
Non è un cavatappi, ma è una signora che danza, è un giovanotto, è un pappagallo colorato. Mendini sapeva guardare alle cose con gli occhi del bambino e con quegli occhi ha trasformato molti oggetti di uso comune in icone di design. Come Anna G., il cavatappi più celebre al mondo, tanto da meritare un nome proprio. Disegnato per Alessi, ha venduto oltre 1,5 milioni di copie nel mondo.
Il design, per Mendini, non è solo funzionalità, ma uno strumento potentissimo che può alleggerire l’anima di chi usa un oggetto. E diverte chi lo progetta.
Oggetti ad uno spirituale
Mendini progetta anche gli “oggetti ad uso spirituale“: una divertente e dissacratoria collezione che ci invita a non prenderci sul serio e a riflettere sulla natura transitoria degli oggetti e dell’uomo.
Ne sono un esempio la sedia Lassù, troppo alta per potercisi sedere, o la Scivolavo, che costringe a sedersi in posizioni improbabili per non cadere, o la Valigia per l’ultimo viaggio, troppo pesante da sollevare.
Proust
Una delle opere cult di Mendini è la poltrona Proust, del 1978: si tratta di una finta poltrona del ‘700, con un finto rivestimento puntinista. Un pezzo decisamente spiazzante, che negli anni ha visto nascere decine di versioni. Con questa poltrona Mendini omaggia il grande scrittore e ci racconta la sua personalissima visione del tempo.
I colori
Colore, colore, colore. Macchie, forti, decise. E poi puntini, che si confondano l’uno sull’altro, che ci confondano, in omaggio alla pittura dell’800. Nel design di Mendini il colore ha un ruolo predominante. Molto evidente l’influsso del puntinismo, che viene riproposto su diverse creazioni.
Designer, architetto, giornalista
Mendini, in qualità di designer, ha collaborato con alcuni tra più importanti brand del design, come Alessi, Zanotta, Swatch, Philips, Venni, Bisazza, Cartier, Driade.
Fondatore e direttore delle riviste di design Modo (1977–79) e Ollo (dal 1988), ha diretto anche le due principali riviste italiane di architettura: Casabella e Domus.
Con il fratello Francesco fonda nel 1989 l’atelier Mendini. Insieme firmeranno alcune opere importanti, come Paradise Tower di Hiroshima, il Museo di Groninga, il Teatro di Arezzo, gli chalets della Villa Comunale di Napoli (1999), la Galleria Mendini a Lörrach (2004), il Neubau Medienzentrum di Hannover (2007), il Centro civico culturale – Biblioteca civica di Lovere (2009).
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