Bruno Munari è stato un protagonista unico del Novecento. Artista, designer, grafico, scrittore e inventore di giochi, ha saputo attraversare discipline diverse con uno sguardo leggero e rigoroso insieme. Per lui la fantasia non era evasione, ma un esercizio quotidiano che poteva migliorare la vita, educare i bambini e semplificare gli oggetti di tutti i giorni. Dalle sue opere futuriste ai libri per l’infanzia, dai poster pubblicitari alle lampade di design, Munari ha lasciato un’eredità che ancora oggi ispira chiunque si occupi di creatività e progetto.
INDICE
- Una biografia tra arte e design
- La formazione e i primi disegni futuristi
- La scuola e l’educazione visiva
- Opere e linguaggi tra arte, grafica e industria
- I libri di Bruno Munari: leggere con mani e occhi
- Poster e comunicazione visiva
- Il metodo Munari: rigore e fantasia
- Creazioni per i bambini: giochi, libri e oggetti educativi
- I laboratori e l’insegnamento indiretto
- Oggetti e design: lampade, arredi e invenzioni
- L’eredità contemporanea e le influenze sul design
- Conclusioni – Portare Munari nelle case di oggi
1. Una biografia tra arte e design
Bruno Munari nasce a Milano nel 1907 e trascorre l’infanzia a Badia Polesine, dove la famiglia si trasferisce per motivi di lavoro. Fin da piccolo mostra una forte inclinazione per il disegno e la manualità, ma anche una curiosità senza confini. Negli anni Venti rientra a Milano, città che vive allora una stagione di fermento culturale e industriale. Qui incontra il Futurismo, la pubblicità nascente, l’arte astratta, le scuole grafiche.
La sua carriera è un viaggio lungo oltre sessant’anni, costellato di mostre, pubblicazioni e collaborazioni con aziende. A differenza di molti colleghi, Munari non si limita a un ambito preciso: passa dalla pittura alla scultura, dalla grafica editoriale al design industriale, con la stessa naturalezza con cui un bambino passa da un gioco a un altro. Questa trasversalità diventa la cifra della sua opera e il segreto della sua influenza duratura.
2. La formazione e i primi disegni futuristi
Negli anni Trenta, Munari si avvicina al Futurismo, entrando in contatto con figure come Filippo Tommaso Marinetti. Realizza macchine inutili, oggetti sospesi nello spazio che esplorano il movimento e il rapporto tra forme e aria. Sono opere leggere, fatte di fili e materiali poveri, che anticipano temi che torneranno nella sua produzione: il gioco, la leggerezza, la mobilità.
In questo periodo lavora anche come illustratore e grafico, producendo disegni che mostrano un interesse per le geometrie, per il ritmo visivo e per l’uso innovativo del colore. Le sue opere futuriste non hanno mai la durezza meccanica di altri autori: già qui emerge la sua ricerca di equilibrio tra forma e poesia.
3. La scuola e l’educazione visiva
Munari non è stato solo artista, ma anche educatore. Non nel senso accademico – non amava i programmi rigidi – ma come inventore di attività e strumenti per stimolare la fantasia. Ha ideato laboratori per bambini nelle scuole e nei musei, convinto che la creatività fosse una competenza allenabile come un muscolo.
Un esempio celebre è il “metodo Munari“, ancora oggi usato in scuole e atelier: non un insieme di regole, ma una serie di esperienze pratiche che invitano a osservare, manipolare, immaginare. Piegare la carta, costruire con materiali di recupero, inventare forme a partire da un segno: tutto diventava occasione per esercitare la fantasia e imparare a guardare il mondo con occhi nuovi.
4. Opere e linguaggi tra arte, grafica e industria
La forza di Munari è stata l’abilità di muoversi con la stessa disinvoltura tra un manifesto pubblicitario, un dipinto astratto e un oggetto industriale. Ha collaborato con aziende italiane e internazionali, portando nel design la sua idea di funzionalità poetica.
Tra le sue opere più note ci sono le sculture da viaggio, oggetti pieghevoli in cartoncino che potevano essere trasportati facilmente e montati ovunque, trasformando ogni spazio in un piccolo museo portatile. Altrettanto celebri sono le macchine inutili, che hanno anticipato la ricerca cinetica e minimalista degli anni Sessanta.
Questa varietà dimostra come Munari non distinguesse tra alta arte e design quotidiano: tutto poteva diventare campo di sperimentazione, purché rispettasse un metodo e stimolasse lo sguardo.
5. I libri di Bruno Munari: leggere con mani e occhi
Un capitolo centrale della sua opera riguarda i libri. Munari ha scritto e illustrato decine di volumi, alcuni rivolti agli adulti, altri ai bambini. I suoi testi sul design – come Arte come mestiere – hanno formato generazioni di progettisti, offrendo una visione chiara e accessibile.
Ma i suoi libri più innovativi sono forse quelli per l’infanzia. Opere come Nella notte buia o i Prelibri trasformano la lettura in un’esperienza sensoriale. Pagine di carta ruvida, acetati trasparenti, fori che permettono di guardare attraverso: i bambini venivano invitati a esplorare con le mani e con gli occhi, non solo con la mente.
In questo modo Munari ha insegnato che i libri non sono solo veicoli di parole, ma oggetti che possono educare alla percezione, alla fantasia e alla creatività.
6. Poster e comunicazione visiva
La carriera di Munari è segnata anche da un’intensa attività grafica. Negli anni Quaranta e Cinquanta realizza poster pubblicitari, illustrazioni per riviste, copertine di libri. Il suo stile è riconoscibile: linee pulite, colori netti, ironia sottile.
Un esempio è la campagna per Campari, in cui Munari utilizza geometrie e contrasti cromatici per creare immagini memorabili. Non cercava mai la complessità, ma l’immediatezza: un poster doveva essere capito in un istante. Questa capacità di sintesi visiva è ancora oggi un riferimento per il design della comunicazione.
7. Il metodo Munari: rigore e fantasia
Il “metodo Munari” non è un manuale, ma un atteggiamento. Significa partire dall’osservazione del reale, analizzare un problema con rigore e poi lasciare che la fantasia suggerisca soluzioni inattese.
Munari sosteneva che la creatività non è anarchia: richiede disciplina, esercizio e capacità di ridurre all’essenziale. In questo senso si avvicina a designer come Achille Castiglioni, che condividevano l’idea di leggerezza e ironia come strumenti progettuali.
Il suo metodo è applicabile non solo all’arte o al design, ma a ogni ambito della vita: significa non accettare la realtà così com’è, ma provare sempre a reinventarla.
8. Creazioni per i bambini: giochi, libri e oggetti educativi
Munari ha dedicato molta parte della sua produzione ai bambini. Credeva che l’infanzia fosse il terreno fertile per educare alla fantasia. Ha ideato giochi senza regole fisse, che stimolavano la creatività: costruzioni modulari, carte illustrate da combinare, giochi di piegatura e colore.
Le sue creazioni per i bambini erano pensate per incoraggiare l’invenzione, non per imporre un risultato. Ancora oggi molti dei suoi giochi sono prodotti e usati nelle scuole, perché insegnano a sperimentare e a trovare soluzioni personali.
Questa attenzione all’educazione lo distingue da altri designer della sua epoca, che vedevano l’infanzia come un mercato e non come un’opportunità educativa.
9. I laboratori e l’insegnamento indiretto
Munari non amava la didattica frontale. Nei suoi laboratori, organizzati in musei e scuole, non spiegava regole ma proponeva esperienze. Bambini e adulti erano invitati a manipolare materiali, disegnare seguendo il caso, costruire forme partendo da un segno.
L’obiettivo non era produrre un’opera “bella”, ma allenare la mente a vedere possibilità. Questo approccio, apparentemente semplice, è rivoluzionario: significa che chiunque può essere creativo, se messo nelle condizioni giuste.
I suoi laboratori hanno ispirato centri educativi in tutto il mondo e continuano a essere replicati, a dimostrazione della loro efficacia universale.
10. Oggetti e design: lampade, arredi e invenzioni
Accanto a libri e laboratori, Munari ha firmato oggetti e arredi che sono entrati nella storia del design. La lampada Falkland (1964), con la sua struttura in tubolare metallico e il tessuto elastico, è un esempio perfetto della sua poetica: semplice, funzionale, economica, ma anche poetica nella forma che si sviluppa spontaneamente.
Ha disegnato anche arredi e accessori che portavano nel quotidiano la sua idea di leggerezza e gioco. Non cercava mai il lusso, ma la funzionalità arricchita da un tocco di poesia. Per lui un oggetto ben progettato doveva essere utile, ma anche capace di stimolare la curiosità.
11. L’eredità contemporanea e le influenze sul design
L’influenza di Munari è visibile ovunque: nel design minimalista che privilegia funzioni chiare, nell’educazione che mette al centro la creatività, nella grafica che cerca sintesi ed efficacia. Artisti, designer e insegnanti continuano a citare il suo metodo come fonte di ispirazione.
In un mondo dominato dalla tecnologia, la sua lezione è ancora più attuale: non dimenticare il valore del contatto diretto con i materiali, del gioco fisico, dell’immaginazione libera. Munari dimostra che la fantasia non è un lusso, ma una necessità.
12. Conclusioni – Portare Munari nella vita e negli interni di oggi
Bruno Munari ha attraversato il Novecento lasciando un patrimonio vastissimo: opere d’arte, disegni e poster, libri che hanno educato generazioni, giochi e creazioni per i bambini, oggetti di design che ancora oggi stupiscono per la loro attualità. La sua lezione è che la fantasia può diventare metodo, che il design può essere semplice e poetico, che l’educazione può passare attraverso l’esperienza diretta.
Portare Munari nella vita quotidiana significa scegliere arredi e oggetti che uniscono utilità e leggerezza, libri che stimolano la creatività, poster che comunicano con chiarezza e ironia. Nel mercato del second-hand curato, come quello di Deesup, è possibile trovare pezzi che incarnano questo spirito: lampade, arredi e complementi che portano nelle case non solo design, ma anche cultura e memoria. In questo modo Munari continua a vivere, non come autore del passato, ma come compagno silenzioso della nostra quotidianità creativa.
Fonte immagine: Mohd Shop Online – https://www.mohd.it/