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Pierre Jeanneret: l’anima discreta del Moderno

Posted on 24 Settembre 202524 Settembre 2025

Pierre Jeanneret è stato un architetto e designer svizzero che ha vissuto all’ombra di giganti come Le Corbusier e Charlotte Perriand, ma che negli ultimi decenni ha visto la sua opera riscoperta e rivalutata. Le sedie e i mobili progettati per la città di Chandigarh in India, la celebre Kangaroo Chair e gli interni essenziali ma umani raccontano un approccio al Moderno sobrio, poetico e profondamente funzionale. Non un protagonista delle cronache, ma un maestro silenzioso che ha saputo interpretare l’architettura e il design come strumenti per migliorare la vita quotidiana.

INDICE

  1. Un ritratto di Pierre Jeanneret
  2. Origini e formazione tra Svizzera e Parigi
  3. Il sodalizio con Le Corbusier
  4. Charlotte Perriand e il design condiviso
  5. Chandigarh: un cantiere urbano e sociale
  6. Le sedie per Chandigarh: tra funzione e identità
  7. La Kangaroo Chair: icona silenziosa del Novecento
  8. Filosofia del progetto e linguaggio degli interni
  9. Oltre Chandigarh: altri mobili e architetture
  10. La riscoperta critica e il mercato del design
  11. L’eredità di Jeanneret e le sue differenze rispetto ai maestri
  12. Conclusioni – Come portare Pierre Jeanneret nelle case di oggi

1. Un ritratto di Pierre Jeanneret

Nato a Ginevra nel 1896, Pierre Jeanneret è stato a lungo considerato un “compagno di viaggio” di Le Corbusier, suo cugino. Eppure, la sua figura non si esaurisce nel ruolo di collaboratore: Jeanneret ha saputo dare una voce autonoma al Movimento Moderno, meno teorica e monumentale, più attenta ai materiali, alle esigenze pratiche e all’identità dei luoghi. Oggi il suo nome è indissolubilmente legato al grande progetto di Chandigarh in India, ma anche a mobili e sedute che incarnano una modernità concreta, lontana dai riflettori, e per questo ancora più attuale.

2. Origini e formazione tra Svizzera e Parigi

Jeanneret cresce in una famiglia attenta all’arte e alla cultura. Studia architettura a Ginevra e poi si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con il fermento delle avanguardie e con i grandi cambiamenti che stanno trasformando l’architettura europea. Negli anni Venti si avvicina alle ricerche sul razionalismo e sulla standardizzazione, ma non perde mai il legame con la dimensione artigianale e con la materia naturale, che resteranno punti centrali della sua poetica.

3. Il sodalizio con Le Corbusier

Il rapporto con Le Corbusier è fondamentale per comprendere la traiettoria di Jeanneret. I due lavorano insieme in numerosi progetti: ville, edifici pubblici, arredi. Se Le Corbusier rappresenta la visione teorica e il manifesto, Jeanneret porta nel gruppo la sensibilità tecnica, la cura del dettaglio, la concretezza dell’esecuzione. Non è un caso che in molte opere corbusiane si riconosca la mano di Pierre, soprattutto negli interni e negli arredi. La collaborazione prosegue fino agli anni Cinquanta, quando la missione di Chandigarh porterà Jeanneret a staccarsi dalla figura ingombrante del cugino per affermarsi in autonomia.

4. Charlotte Perriand e il design condiviso

Un altro sodalizio importante è quello con Charlotte Perriand, designer francese che insieme ai due cugini contribuisce a definire alcuni degli arredi più celebri del Novecento. Le poltrone e le chaise longue in tubolare metallico, spesso attribuite al solo Le Corbusier, nascono in realtà da un lavoro di squadra che vede Perriand e Jeanneret protagonisti nella ricerca ergonomica e nella definizione delle soluzioni pratiche. Questa collaborazione dimostra come il design modernista fosse spesso un’impresa collettiva, in cui i singoli nomi rischiano di oscurare il contributo reale dei collaboratori.

5. Chandigarh: un cantiere urbano e sociale

Nel 1951, dopo l’indipendenza dell’India, il primo ministro Nehru affida a Le Corbusier la progettazione della nuova capitale del Punjab, Chandigarh. Pierre Jeanneret partecipa al progetto e diventa figura chiave nella realizzazione della città. Mentre Le Corbusier si concentra sugli edifici istituzionali, Jeanneret rimane sul posto per anni, coordinando i lavori e progettando numerosi edifici residenziali, scuole, uffici.

La sua presenza continua fa sì che Chandigarh non sia solo una vetrina del Moderno europeo calato dall’alto, ma anche un laboratorio di adattamento ai climi, ai materiali e alle tradizioni locali. Jeanneret interpreta il Moderno con uno spirito pragmatico, attento all’identità del luogo e alla funzionalità quotidiana.

6. Le sedie per Chandigarh: tra funzione e identità

Uno dei contributi più duraturi di Jeanneret a Chandigarh sono gli arredi progettati per uffici pubblici, scuole e abitazioni. Le sedie in teak e canna intrecciata, spesso note semplicemente come “sedie Chandigarh”, sono diventate icone di design. Solide, semplici, funzionali, ma anche eleganti nella loro essenzialità, rispondono alle necessità del clima locale – con materiali traspiranti e strutture leggere – e al tempo stesso incarnano lo spirito del Moderno.

Queste sedie sono state riscoperte negli ultimi decenni e oggi sono tra gli oggetti più ricercati nel mercato vintage, apprezzate per la loro autenticità e per la capacità di raccontare una storia che va oltre l’oggetto stesso: la storia di un incontro tra Europa e India, tra Moderno e tradizione.

7. La Kangaroo Chair: icona silenziosa del Novecento

Tra le creazioni più note di Jeanneret c’è la Kangaroo Chair, progettata per le case di Chandigarh. La sua forma bassa e inclinata, con seduta e schienale in canna intrecciata, è pensata per il relax e per il clima caldo. Il nome “kangaroo” deriva dalla sua postura dinamica, che sembra pronta al salto.

La Kangaroo Chair è oggi una delle sedute più iconiche del design del Novecento: un oggetto che unisce comfort, artigianato e modernità. Non nasce come pezzo di lusso, ma come soluzione pratica per un contesto specifico. Ed è proprio questa sua autenticità a renderla così attuale e amata.

8. Filosofia del progetto e linguaggio degli interni

Jeanneret non scrive manifesti né proclami, ma lascia parlare i suoi progetti. Il suo approccio è sempre pragmatico: partire dalle esigenze, dai materiali disponibili, dal clima, per arrivare a soluzioni semplici ed efficaci.

Negli interni, questo si traduce in ambienti essenziali, ariosi, in cui gli arredi hanno un ruolo funzionale ma anche identitario. La canna intrecciata, il legno locale, le forme sobrie e proporzionate danno vita a spazi che non ostentano, ma che accolgono e durano nel tempo.

9. Oltre Chandigarh: altri mobili e architetture

Sebbene Chandigarh rappresenti il momento più noto della sua carriera, Jeanneret ha firmato anche altre opere significative. Ville private, arredi per interni europei, oggetti in legno e canna che oggi sono ricercati collezionisti.

I suoi mobili si distinguono per la coerenza: sedie, tavoli, scrivanie mostrano sempre un equilibrio tra semplicità costruttiva e qualità estetica. Non ci sono eccessi né virtuosismi, ma una bellezza sottile che emerge con l’uso e con il tempo.

10. La riscoperta critica e il mercato del design

Per decenni il nome di Jeanneret è rimasto in secondo piano rispetto a quello di Le Corbusier. Solo a partire dagli anni Novanta, con la riscoperta del Moderno e del valore storico di Chandigarh, i suoi mobili hanno iniziato a essere apprezzati e ricercati.

Oggi le sedie di Jeanneret, insieme alla Kangaroo Chair e ad altri arredi, sono tra i pezzi più desiderati nel mercato del design vintage. La loro autenticità, unita alla rarità e alla storia che raccontano, le rende particolarmente preziose. Non sono oggetti decorativi, ma frammenti di un progetto più ampio, in cui architettura, design e vita quotidiana erano parti inseparabili.

11. L’eredità di Jeanneret e le sue differenze rispetto ai maestri

Rispetto a Le Corbusier e a Charlotte Perriand, Jeanneret ha avuto un percorso meno teorico e più silenzioso. Non ha scritto grandi trattati, ma ha costruito e progettato con coerenza, portando avanti un’idea di Moderno che dialogava con i luoghi e con le persone.

La sua eredità è quella di un architetto “minore” solo nel senso della fama, non certo del valore. Oggi, il suo nome rappresenta una via alternativa al Moderno, meno spettacolare e più intima, ma non per questo meno rivoluzionaria.

12. Conclusioni – Come portare Pierre Jeanneret nelle case di oggi

La riscoperta di Pierre Jeanneret dimostra che il design non è fatto solo di grandi icone firmate, ma anche di oggetti nati per esigenze concrete e capaci di parlare ancora oggi. Le sue sedie di Chandigarh, la Kangaroo Chair e gli altri arredi raccontano una modernità sobria, fatta di materiali autentici, proporzioni equilibrate e funzionalità reale.

Portare Jeanneret nelle case di oggi significa scegliere mobili che non sono semplici arredi, ma storie da vivere. Nel mercato del second-hand curato, come quello di Deesup, è possibile trovare pezzi autentici e selezionati che mantengono viva questa lezione di semplicità e qualità. Un modo per arredare con gusto, sostenibilità e memoria culturale, seguendo la strada discreta ma luminosa tracciata da Pierre Jeanneret.

Fonte immagine: Matisse | Where Design Becomes Art – https://matisse.co.nz

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