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Antonio Citterio, l’eleganza che lavora per te

Posted on 19 Settembre 202519 Settembre 2025

Ci sono designer che inventano forme e altri che inventano modi d’uso. Antonio Citterio appartiene a entrambe le categorie: la sua mano è misurata, la sua testa è ingegneristica, il suo sguardo è sempre rivolto a come viviamo davvero gli spazi. Che si tratti di un divano domestico o di un grande hotel, il risultato è lo stesso: linee chiare, proporzioni calme, materiali onesti. È un’estetica che non cerca l’effetto, cerca la durata – e che per questo entra nelle case e nei progetti con naturalezza.

INDICE

  1. Un milanese con lo sguardo internazionale
  2. Dall’atelier al sistema impresa
  3. Dialogo con B&B Italia: comfort, misura, icone
  4. Ufficio e contract: sedute, sistemi e disciplina
  5. Plastica colta: quando il mobile scorre (il capitolo Kartell)
  6. Architettura con Patricia Viel: hotel, headquarters, interni
  7. Gli anni con Terry Dwan: legno, paesaggio, sperimentazione
  8. Il metodo Citterio: ergonomia, materiali, dettagli che contano
  9. Arredare oggi “alla Citterio”: linee guida per la casa
  10. Riconoscere qualità e prendersene cura
  11. Scegliere bene – nuovo, riedizioni e usato certificato su Deesup
  12. Conclusioni – l’equilibrio come forma di gentilezza

1. Un milanese con lo sguardo internazionale

Cresciuto nella terra degli artigiani del legno, tra Brianza e Milano, Citterio impara presto che il progetto vive nella prova: si modella, si corregge, si misura sulla mano che tocca e sul corpo che si siede. La sua formazione è architettonica e concreta: non separa mai disegno e costruzione. Da qui nasce una cifra che riconosci a colpo d’occhio: profili tesi senza rigidità, spessori controllati, volumi che restano discreti anche quando la stanza è piena. Nel tempo la sua rete si allarga, lo studio cresce, i clienti diventano brand internazionali; ma l’impronta rimane quella di chi ama risolvere più che dichiarare.

2. Dall’atelier al sistema impresa

L’oggetto, per Citterio, è una tessera di un sistema più grande. Il processo comincia spesso con una famiglia di elementi – sedute, contenitori, tavoli – che condividono il linguaggio e differiscono nell’uso. Questo approccio “sistemico” funziona perché incrocia azienda e abitare: aiuta chi produce a ottimizzare, e aiuta chi arreda a comporre ambienti coerenti nel tempo. È la stessa logica che ritroverai in molti progetti: pochi segni, grande libertà compositiva, possibilità di crescere senza cambiare tutto.

3. Dialogo con B&B Italia: comfort, misura, icone

Il rapporto con B&B Italia è una delle colonne del suo percorso. Qui la ricerca sui materiali e sulle imbottiture incontra la sua ossessione per la misura: profondità giuste, schienali che sostengono, cuscini che accolgono senza sprofondare. Due nomi aiutano a capire la portata del lavoro: Charles e Diesis. Il primo ha segnato un’epoca con il suo equilibrio tra orizzontalità e leggerezza, piedini a lama e moduli che disegnano isole di conversazione; il secondo ha introdotto un’idea di divano “architettonico”, in cui struttura e cuscini dialogano come fa un’ossatura con la pelle.
Accanto a questi, negli anni, arrivano sistemi per la zona giorno e la zona notte, spesso sotto il cappello di Maxalto (marchio del gruppo specializzato su finiture raffinate e legni pregiati), dove la direzione artistica consolida un linguaggio in cui le proporzioni sono tutto. È un modo di progettare che non ti chiede di cambiare casa per accoglierlo: si siede accanto a un tappeto in lana, a una parete in calce, a una libreria su misura, e sembra che sia sempre stato lì.

4. Ufficio e contract: sedute, sistemi e disciplina

Quando si passa dall’ambito domestico allo spazio di lavoro, Citterio cambia ritmo ma non grammatica. Le sedute operative nascono sull’ergonomia – schienali regolabili, braccioli che non intralciano, materiali resistenti – e sul gesto quotidiano: sedersi, alzarsi, ruotare, lavorare ore senza affaticarsi. I sistemi direzionali mostrano la stessa disciplina: piani puliti, passacavi invisibili, giunzioni che restano discrete. Anche nell’hospitality il segno è misurato: le lobby sono sequenze di isole – sedute, consolle, lampade – che invitano alla sosta senza imporre un cerimoniale. È l’idea che il progetto debba lavorare, non sfilare.

5. Plastica colta: quando il mobile scorre (il capitolo Kartell)

Non c’è solo legno e imbottito nel suo vocabolario. Con Kartell, in dialogo con una tradizione inaugurata da figure come Anna Castelli Ferrieri, Citterio porta la sua precisione dentro la materia plastica. Il risultato sono arredi mobili, su ruote, fatti per la vita reale: pensa ai cassetti che scorrono senza piegarsi, alle maniglie scavate, alla struttura che non si torce. Sono oggetti democratici e intelligenti: entrano in studio, in bagno, in cucina; si puliscono facilmente; non chiedono attenzioni, le offrono. E dimostrano che la plastica, quando è disegnata con misura, può essere colta quanto un legno ben rifinito.

6. Architettura con Patricia Viel: hotel, headquarters, interni

Parallelamente al prodotto, l’attività di architettura corre veloce. Con Patricia Viel prende forma uno studio che oggi lavora su scala internazionale: negozi, alberghi, sedi aziendali, residenze. Qui la lezione del prodotto si amplifica: piante chiare, materiali calibrati, dettagli che durano. Gli hotel firmati insieme parlano un linguaggio di comfort silenzioso – camere pensate come piccole case, lobby come salotti, ristoranti che dialogano con la città. Nelle sedi d’impresa l’ordine non è freddo ma comprensibile: flussi distinti, luce naturale, aree comuni che invitano all’incontro. L’interior retail, infine, fa tesoro dell’esperienza sul prodotto: esposizioni che non stancano, percorsi fluidi, attenzione alla materia su cui l’oggetto si posa.

7. Gli anni con Terry Dwan: legno, paesaggio, sperimentazione

Prima della stagione con Patricia Viel, Citterio ha condiviso una fase intensa con Terry Dwan: una parentesi fertile in cui il legno e il dialogo con il paesaggio diventano protagonisti. È il periodo in cui l’architettura prova equilibri nuovi tra tecnologia e natura, tra precisione del dettaglio e calore tattile. In quelle esperienze c’è già l’idea che ritroveremo ovunque nel suo lavoro: il progetto deve appoggiarsi ai luoghi, non imporvisi. Le case raccontano il territorio con discrezione; le strutture, anche quando sono complesse, non perdono umanità.

8. Il metodo Citterio: ergonomia, materiali, dettagli che contano

La ricetta è semplice da dire e difficile da fare: ergonomia, materiali giusti, dettagli tenuti. Il comfort non è morbidezza generica: è la relazione tra densità di un cuscino e altezza di un piedino, tra inclinazione di uno schienale e profondità della seduta. I materiali vengono scelti per la loro coerenza d’uso: pelli a poro pieno che invecchiano bene, tessuti con trama percepibile, legni rifiniti a olio o verniciati con mano leggera, metalli satinati che assorbono la luce. I dettagli sono quelli che non si vedono: una cucitura che gira senza “tirare”, un profilo che protegge un bordo vivo, un piedino che non graffia il pavimento. È così che il progetto smette di essere “nuovo” dopo tre mesi e comincia a essere “tuo” dopo tre anni.

9. Arredare oggi “alla Citterio”: linee guida per la casa

Portare questo sguardo in un appartamento reale è più semplice di quanto sembri. In soggiorno, lavora per isole: un divano lineare con chaise longue non troppo profonda, un tavolino basso che non copra l’intero fronte, una lampada da lettura a luce calda. Lascia 90–100 cm di passaggio tra sedute e pareti: lo spazio respira e la stanza sembra più grande. In zona pranzo, un tavolo rettangolare con spigoli smussati o un ovale largo invita alla conversazione; attorno, sedie leggere, magari con bracciolo compatto che rientra sotto il piano.
Mentre in camera, la testiera non deve diventare un monumento: basta una fascia imbottita, due comodini essenziali e una luce radente. In studio, scegli una sedia da lavoro davvero ergonomica e un piano pulito con gestione cavi invisibile: la produttività non nasce dalla severità, nasce dal comfort intelligente. All’ingresso, un contenitore su ruote o una consolle con cassetto sottrae disordine e rende il rientro più semplice. Ovunque, la regola del colore è: campi pieni e toni minerali (grigi caldi, beige, tabacco) con un solo accento deciso.

10. Riconoscere qualità e prendersene cura

La qualità si vede nei giunti, nelle cuciture, nella stabilità. Su un divano, controlla che i cuscini ritornino in forma con un colpo di mano e che le cuciture corrano dritte senza grinze; su un tavolo, verifica l’appoggio dei piedini e l’assenza di torsioni; su una sedia, siediti e ruota: se non scricchiola, se non molla, è un buon segno. Le finiture metalliche devono risultare uniformi, i legni avere venature coerenti e bordi protetti.
Per la manutenzione, pelli e tessuti chiedono poco ma con regolarità: spazzola morbida, aspirazione leggera, detergente neutro quando serve; per i metalli satinati basta un panno in microfibra; per le plastiche evolute, evita solventi e abrasive e asciuga sempre dopo il lavaggio. Sono gesti semplici che tengono bello l’oggetto e ne allungano la vita.

11. Scegliere bene – nuovo, riedizioni e usato certificato su Deesup

Quando un progetto è nato bene, continua a funzionare anche dopo molti anni. Ecco perché vale la pena considerare riedizioni e second hand: si accede a pezzi con una storia, si riduce l’impatto ambientale e spesso si ottiene un rapporto qualità/prezzo eccellente. Su Deesup trovi schede con misure reali, foto macro dei dettagli, indicazioni sullo stato di conservazione e verifiche di originalità: strumenti concreti per acquistare con serenità divani e poltrone firmati, contenitori mobili, sedute da lavoro o da pranzo. Il bello di un pezzo “alla Citterio” è che rivende bene anche dopo anni, se tenuto come si deve: è una forma di sostenibilità che fa bene alla casa e al portafoglio.

12. Conclusioni – l’equilibrio come forma di gentilezza

L’opera di Antonio Citterio insegna una cosa semplice: la bellezza è una conseguenza della misura. Quando le proporzioni sono giuste, quando i materiali sono coerenti con l’uso, quando i dettagli non tradiscono, l’oggetto smette di attirare l’attenzione e comincia ad accudire la vita che gli scorre attorno. È per questo che i suoi progetti attraversano mode e restano attuali: non sono pensati per una foto, sono pensati per un’abitudine. Portare in casa questo sguardo significa scegliersi un alleato silenzioso. E se quel pezzo arriva dall’usato certificato di Deesup, la soddisfazione raddoppia: si adotta una storia, si rispetta l’ambiente, ci si circonda di qualità che dura. In fondo, è questo il cuore del suo lavoro: disegnare oggetti che fanno spazio alle persone.

Fonte immagine: Flos Shop Online Ufficiale – https://flos.com

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