È difficile entrare in una casa, un hotel o persino un aeroporto senza imbattersi in un’idea di Philippe Starck. Che si tratti di un piccolo cavatappi‐alieno o di un mega-yacht avveniristico, il progettista francese affronta ogni scala con lo stesso spirito: sorprendere, semplificare, migliorare. Nel corso di cinquant’anni ha insegnato che il design non è lusso superfluo, ma democrazia sensibile – e oggi, tra sperimentazioni green e pezzi cult sui mercati second-hand, il suo messaggio è più attuale che mai.
INDICE
- Radici francesi e primi voli: la gavetta fra nightclub e mobili gonfiabili
- Da Parigi a Milano: l’incontro con Alessi e la nascita di Juicy Salif
- Sedersi nel futuro: sedie e poltrone che hanno cambiato il paesaggio domestico
- La luce come racconto: lampade poetiche fra tecnologia e sensorialità
- Design democratico: dalle posate ai computer, la filosofia «less money, more love»
- Oltre il prodotto: hotel, ristoranti e spazi che diventano esperienze immersive
- Il mare come laboratorio: yacht «A», «Venus» di Steve Jobs e le nuove barche eco
- Starck Bio e la sfida della sostenibilità fra materiali bio‐based e economia circolare
- Collaborazioni cult: Kartell, Flos, Cassina e altre avventure industriali
- Second-hand di qualità: il nuovo volto del collezionismo di design
- Riconoscere e mantenere un originale Starck: consigli pratici per l’usato di valore
- Conclusioni – La leggerezza responsabile di un visionario instancabile
1. Radici francesi e primi voli: la gavetta fra nightclub e mobili gonfiabili
Nato a Parigi nel 1949, figlio di un ingegnere aeronautico, Philippe Starck cresce fra modellini d’aereo e riviste di fantascienza. A ventun anni disegna gli interni psichedelici del club La Main Bleue e nel 1973 lancia Easy Light, collezione di mobili gonfiabili che anticipa la cultura pop degli anni Ottanta. Sin dalle prime autoproduzioni, il suo obiettivo è rompere l’aura elitaria del design: se un divano può essere in PVC trasparente e costare quanto due biglietti per un concerto, allora tutti possono permetterselo – e la creatività smette di essere privilegio.
2. Da Parigi a Milano: l’incontro con Alessi e la nascita di Juicy Salif
Nel 1987 Alberto Alessi gli affida un progetto non convenzionale. Starck disegna durante una cena sulla costiera amalfitana uno spremiagrumi che sembra un calamaro lunare: nasce Juicy Salif (1990), alieno d’alluminio che mette in discussione l’estetica della cucina e finisce esposto al MoMA. Nonostante le critiche – «spreme male», dicono alcuni – il pezzo diventa manifesto di un design che privilegia emozione, ironia e discussione: se uno spremiagrumi fa parlare, ha già spremuto qualcosa di molto più nutriente del succo di limone. Parallelamente, Alessi produce posate plastic‐metal e il bollitore Hot Bertaa, termoscultorea pistola a vapore che conferma la sintonia Italo‐francese fra fabbrica e visionario.
3. Sedersi nel futuro: sedie e poltrone che hanno cambiato il paesaggio domestico
Dalle Ghost Chair in policarbonato trasparente per Kartell (2002) alla Toy di Driade, Starck reinventa l’idea stessa di sedia: non più elemento neutro ma dichiarazione di leggerezza. Con Louis Ghost dimostra che il barocco può diventare pop e stackable; con Masters – ibrido genetico fra le sedute di Jacobsen, Saarinen e Eames – celebra la storia del design in un solo gesto grafico. Il risultato? Milioni di pezzi venduti, ma anche edizioni limitate in policarbonato riciclato che oggi spuntano sui marketplace dell’usato come totem di un’epoca in cui la plastica stava per diventare consapevole.
4. La luce come racconto: lampade poetiche fra tecnologia e sensorialità
Per Flos firma Ara, lampada da tavolo che ricorda un corno di rinoceronte argentato; per Kartell crea la serie Bourgie, barocco in policarbonato increspato che muta aspetto con un click. Le sue lampade non inseguono la miniaturizzazione hi-tech fine a sé stessa, ma il rapporto tattile‐emotivo: l’interruttore è spesso dissimulato, così accendere diventa scoperta. Recentemente il designer sperimenta OLED a basso consumo e diffusori in bioplastica, integrando sensori di circadian lighting per adattare la temperatura colore al ritmo biologico di chi vive lo spazio.
5. Design democratico: dalle posate ai computer, la filosofia «less money, more love»
Starck ama ripetere che progetta “per la maggior quantità di persone con il minor prezzo possibile”. Da qui collaborazioni con marchi mass market: sedie per Ikea, auricolari Bluetooth per Parrot, persino un mouse per Microsoft. Eppure, anche nei prodotti di largo consumo inserisce dettagli poetici – un’ondulazione ergonomica, un colore saturo interno nascosto – che invitano l’utente a scoprire la cura sotto la superficie industriale, confermando che il vero lusso risiede nell’intelligenza del progetto, non nel prezzo.
6. Oltre il prodotto: hotel, ristoranti e spazi che diventano esperienze immersive
La rivoluzione continua nel contract: dal Royalton di New York (1988) al Mama Shelter di Parigi, dagli aeroporti di Doha ai coworking WOJO, l’architetto‐designer costruisce ambienti in cui luci soffuse, specchi obliqui e grafiche narrative trasformano il soggiorno in teatro. L’ospite diventa protagonista di set cinematografici modulati sul comfort sensoriale: letti oversize, bagni open‐space, lobby che fungono da lounge per networking. Il suo approccio “design story” anticipa quel concetto di hospitality esperienziale che oggi domina Airbnb e hotellerie boutique.
7. Il mare come laboratorio: yacht «A», «Venus» di Steve Jobs e le nuove barche eco
Nel 2008 prende il largo con lo yacht «A», 119 metri di stealth luxury disegnato per il magnate russo Andrey Melnichenko: linee scolpite, interni minimal in pelle bianca e specchi neri. Quattro anni dopo vara «Venus», super‐yacht commissionato da Steve Jobs e completato con Philippe Starck dopo la scomparsa del fondatore Apple: un iPod galleggiante in alluminio tagliato a coltello con finestre a tutta altezza. Oggi il francese si concentra su imbarcazioni a idrogeno e catamarani a vele solari, dichiarando che “il futuro del lusso è la discrezione ecologica”: meno show‐off, più ingegno energetico.
8. Starck Bio e la sfida della sostenibilità fra materiali bio-based e economia circolare
Consapevole del dilemma plastica, nel 2021 Starck lancia la linea Kartell Bio, sedute in biopolimero derivato da cellulosa lavorata con tecnologie a bassa temperatura. Collabora con startup di materiali fungini per produrre pannelli acustici e con brand di moda circolare per rivestimenti ricavati da scarti di mela. L’ambizione? Dimostrare che l’ecodesign non ha bisogno di rinunciare alla bellezza o alla fantasia, ma solo di cambiare parametri: meno peso, smontaggio facilitato, sistemi di ritiro a fine vita.
9. Collaborazioni cult: Kartell, Flos, Cassina e altre avventure industriali
Se Kartell incarna la liaison plastico‐pop, con Cassina Starck esplora legno curvato e cuoio nelle poltrone Caprice e Passion; con Flos sperimenta diffusori in vetro borosilicato e dimmer touch; con Alessi, oltre a Juicy Salif, firma cucchiai DaDa e orologi da parete in resina termocromica. Ogni partner offre un terreno materiale diverso, da cui germogliano oggetti che non assomigliano mai ai precedenti, pur mantenendo la matrice di “sorpresa utile” che li rende immediatamente riconoscibili.
10. Second-hand di qualità: il nuovo volto del collezionismo di design
Una Master Chair prima serie è stimata oggi oltre quattrocento euro in asta, uno spremiagrumi Juicy Salif serigrafato oro – edizione limitata del 25° anniversario – ha superato i duemila. Ma il mercato del second-hand offre ancora finestre democratiche: su Deesup si trovano lampade Miss K a meno della metà del listino, set di posate Starck for Alessi intonsi, persino prototipi di sgabelli dismessi da showroom. Ogni annuncio include foto macro delle marchiature e verifica di originalità, permettendo sia ai neofiti sia ai collezionisti di investire in pezzi già rodati, con la tranquillità di un’autenticazione professionale e l’emozione di dare nuova vita a un’icona.
11. Riconoscere e mantenere un originale Starck: consigli pratici per l’usato di valore
La plastica Kartell di prima generazione presenta microsegni di stampaggio “a stella” vicino al perno dello schienale – spia di fusione in stampo unico; i falsi spesso mostrano linee di giunzione. L’alluminio Juicy Salif autentico pesa 600 g e ha vite Allen nascosta sotto il piede centrale; repliche più leggere suonano vuote a un colpetto d’unghia. Per la pulizia, evitare spugne abrasive: un panno di microfibra e detergente neutro mantengono la finitura specchiante. Le lampade Bourgie richiedono LED a temperatura calda (2700 K) per esaltare le venature del paralume; sostituire le lampadine con modelli smart può aggiungere scene cromatiche senza alterare l’estetica.
12. Conclusioni – La leggerezza responsabile di un visionario instancabile
Dal cucinare al navigare, Philippe Starck ha toccato quasi ogni aspetto della nostra quotidianità, ricordandoci che l’innovazione non è tecnologia fine a sé stessa ma cura per l’essere umano. In un’epoca che cerca un equilibrio fra consumo e sostenibilità, il suo messaggio suona come bussola: progettare per tutti, con meno materia e più immaginazione. Portare in casa un suo oggetto – che sia un’icona vintage scovata su Deesup o una nuova sedia in biopolimero – significa aderire a un’idea di design allegro, empatico e, soprattutto, vivo: pronto a evolvere con noi, a sorprenderci anche domani, magari mentre spremiamo un’arancia con un alieno d’alluminio che ci strappa ancora un sorriso.
Fonte immagine: STARCK Official Website – https://www.starck.com/